Pd: resto in attesa di altre candidature

lunedì, 29 giugno 2009

Vedrei con favore una candidatura diretta alla segreteria del Pd del sindaco torinese Sergio Chiamparino, non solo per la felice esperienza politica che egli esprime (abbiamo visto altri amministratori locali diventare pessimi leader nazionali), ma per l’esempio di coerenza che darebbe ai vari Cacciari, Penati & co: non si può proclamare sui giornali la secessione nordista e la necessità di ridimensionare la nomenclatura romana, salvo poi accodarsi ogni volta al carro del vincitore di turno.
Ma non mi basta. Altri, e soprattutto altre si facciano avanti. Deludente, da questo punto di vista, è stato per me il frettoloso allineamento di Rosi Bindi dietro al favorito Bersani. Quasi che una come lei potesse permettersi al massimo un giro in libertà, non di più. Mentre il paese avrebbe tutto da guadagnare se si facesse avanti (non per cooptazione) una leadership democratica femminile, quella a cui la Finocchiaro si rivela incapace di aspirare per moto proprio.
Non ho personalmente nulla contro Bersani, politico autorevole di cui non ho apprezzato i tatticismi nel passato; nè contro Franceschini che mi ha sorpreso positivamente nei mesi scorsi, anche se si poteva risparmiare l’ipocrisia del “non mi candiderò alle primarie”, quasi che gli italiani debbano dare sempre per scontato che i politici dicono le bugie. Ma oggi non mi interessa esprimere una preferenza di tipo personale sul futuro segretario che uscirà dal congresso del Pd. Molto di più mi preme lavorare perchè si attivino meccanismi di selezione e di contendibilità della leadership autenticamente democratici. In parole povere: che si candidino in molti e che si confrontino sul progetto ad armi pari, sollecitando la partecipazione dei cittadini elettori a una scelta che non sia garantita da porzioni di notabilato già acquisite in anticipo.
Vedo per esempio quel che succede in Lombardia, dove i soliti marpioni che da sempre si guardano in cagnesco (Penati-Panzeri-Pollastrini) e l’eterna promessa mancata (il sempregiovane Martina) già fanno a gara per schierarsi con Bersani guidati dall’istinto di sopravvivenza.
Prendiamoci il tempo di qualche settimana ancora. I sedicenti giovani di Piombino o del Lingotto tirino fuori i nomi e gli argomenti. Le donne, se ci sono, battano un colpo anche per guidare una rivolta culturale in nome della loro dignità offesa che nel paese serpeggia pur nella loro imbarazzante latitanza politica.
La mia speranza è che stavolta il congresso anticipi delle primarie “vere”, non la replica di alleanze equivoche come quella riunita per convenienza nel 2007 intorno a Veltroni.

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