Veltroni: dopo l’Africa, l’antimafia?

sabato, 18 luglio 2009

Mi ha messo un poco di malinconia leggere sul “Corriere della Sera” l’intervista di Walter Veltroni. Pare che neppure la nobile, rispettabile arte delle dimissioni venga d’aiuto ai professionisti della politica italiana nell’immaginarsi una vita soddisfacente lontano dal tran tran in cui hanno trascorso decenni. Veltroni, in particolare, che della politica istituzionale è stato un esponente navigato, pure ha sempre sentito il bisogno di differenziarsene. Ma solo sul piano dell’immagine. Per dire: badate, anche se lo sembro, io non sono un politico come gli altri. Tale pulsione lo spinse all’imprudenza di annunciare una prossima “seconda vita” in Africa dopo l’impegno come sindaco di Roma. Impegno disatteso senza troppe spiegazioni.
Quando si è dimesso da segretario del Pd, io davo quasi per scontato che il suo “beau geste” conseguente sarebbe stato quello di impegnarsi per il Continente Nero. Non dico andandoci a vivere, sarebbe troppo, ma costituendo una Fondazione o qualcosa di simile (e di utile, Veltroni ne avrebbe le capacità).
Invece oggi annuncia un nuovo impegno “nobile” (chi potrebbe sostenere il contrario?) contro la crescente pervasività del crimine organizzato in vaste regioni del paese. Solo che non si capisce bene quale sia il percorso d’impegno effettivo, a parte la iscrizione alla Commissione parlamentare antimafia.
Il timore è di trovarci di fronte solo a un nuovo annuncio, credibile nè più nè meno di quello africano. E la domanda resta sempre la stessa: chi ha vissuto gratificazioni enormi nella carriera politica, riuscirà mai a crearsi una nuova esistenza appagante e significativa?
Ultima considerazione. Anche le leadership politiche, oggi, sono determinate soprattutto dalla “biografia” in base alla quale si viene valutati. Cosa hai fatto, prima? Come hai dimostrato quel che vali? La le biografie, per l’appunto, non si inventano.

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