Con tutto il rispetto, “Il Foglio” mi sembra messo male, con Ignazio Marino. Da due giorni dedica la prima pagina a irregolarità e falsificazioni di note spese pari a ottomila dollari su un bilancio gestito dal professor Marino che ammontava a venti milioni di dollari.
Se questa è l’accusa, mi autodenuncio. Quando facevo l’inviato a “L’Espresso” o quando girovagavo per l’Italia col mio carrozzone televisivo, chissà quanti pastici in nota spese avrò fatto. Ignazio Marino ha pienamente ragione nel definire un colpo basso l’inchiesta del “Foglio”, la cui mira ideologica a me pare sempre la medesima: dagli al moralista, perchè più o meno siamo tutti peccatori uguali. Da cui l’autorizzazione a farsi vanto della spregiudicatezza e anche della malandrinaggine dei loro beneamati fiancheggiatori.
Stavolta, però, il ritrovamento della pagliuzza nell’occhio di Marino lo infastidirà, certo, perchè è una persona perbene. Ma per il resto fa solo risaltare la trave che sbarra la vista di chi lo accusa.