Se davvero vedrà la luce South Stream, il gasdotto che dalla Russia attraverserà le acque territoriali turche nel mar Nero prima di raggiungere il Mediterraneo, la notizia è di rilievo storico. La conflittualità fra russi e turchi ha infatti radici millenarie, e riverbera ancora sul Caucaso i suoi effetti. Putin e Erdogan si apprestano davvero a realizzare un’alleanza strategica in campo energetico, come è parso ieri a Ankara, con la presenza euforica di Berlusconi (l’Eni di Paolo Scaroni ha una quota importante del gasdotto)? Spero sia così, e nel caso lo considererei un passo avanti sulla via della distensione internazionale perseguita da Obama: la Turchia ha l’esercito Nato più importante dopo quello statunitense. Ma per il momento resterei in prudente attesa: il timore è che l’accordo con la Turchia serva a Putin soprattutto per completare lo strangolamento dell’Ucraina che, prima o poi (più prima che poi) aspira a riconglobare nella “grande madre” Russia.