I ricchi, i potenti e il mio stile di vita

giovedì, 13 agosto 2009

Mi spiace di non partecipare al blog con la dovuta assiduità, in questi giorni. Come ho già spiegato, ciò dipende sia dalla connessione precaria della bellssima località tosco-maremmana in cui mi trovo, sia da un impegno di scrittura prioritario in cui resto immerso. Ma ho notato che c’è una bella discussione sulla “D’Addario femminista”, nè mi sono sfuggite le domande sul week end che ho trascorso ospite di Carlo De Benedetti e di sua moglie Silvia in Sardegna, all’inizio di luglio.
In sintesi, mi si chiede se la conoscenza e la frequentazione dei ricchi e dei potenti non annulli la credibilità di ciò che penso e scrivo in materia di giustizia sociale. Me lo si chiede in malo modo o con gentilezza, ma questa è la sostanza. Siccome lo considero un problema reale, ho deciso di giocare in proposito a carte scoperte fin da quando, diciamo una dozzina di anni fa, anch’io sono diventato una persona che vive nell’agio, cioè con elevato tenore di vita (anche se non paragonabile a quello degli Agnelli, De Benedetti, Tronchetti Provera che ho avuto per editori).
Non ho mai dissimulato, in favore di una presunta coerenza militante, la realtà del mio privilegio. Ne ho scritto nel mio libro “bastardo”, ne scrivo abitualmente qui. Ovvio che nel mio lavoro io abbia frequentato dei protagonisti del capitalismo italiano, oltre che della politica italiana. Sono incontri sempre interessanti, talvolta piacevoli, negli anni capita che ne scaturiscano amicizie. Il blog non dissimula, ma neanche registra giorno per gioro chi sento e chi vedo, di sinistra e di destra, e di quale livello di reddito. Per la semplice ragione che i rapporti, tutti i rapporti, hanno bisogno di essere tutelati da lealtà e discrezione.
Ne possono nascere delle favolette? Pazienza. Due giorni al mare vengono romanzati come summit antiberlusconiano, con tanto di organigrammi. Tredici anni fa un volo in elicottero con l’avvocato Agnelli mi è rimasto appiccicato come segno di chissà quale complicità.
Alla fine parlano per me i programmi teleisivi, gli articoli, i libri. Nella trasparenza di quel che io sono, una persona molt fortunata. Poi c’è una dimensione più intima di relazione con chi non ha avuto la mia fortuna, ma questa resterà sempre al riparo (per la gioia di chi mi ritiene solo un mentitore). La proteggerò soprattutto da chi cerca nella scarsa generosità dei ricchi un alibi per negare l’obbligo che sia la collettività, grazie a un’equa politica fiscale, a farsi carico delle politiche sociali in soccorso dei più deboli. Ma questo è un altro discorso…

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