Non sarò certo io a mettere in discussione la lealtà berlusconiana di Maurizio Belpietro. Ma basta leggere l’incipit del suo editoriale su “Libero” di oggi per capire che la nuova posizione editoriale gli garantisce una libertà di movimento prima sconosciuta. Ha intuito che c’è una porzione di elettori di destra a disagio per il feeling tra Berlusconi e Gheddafi, con tanto di Frecce tricolori in Libia e tenda beduina piantata nel centro di Roma, e protesta subito a nome loro, vezzeggiandoli con epiteti come “cammelliere” rivolti al colonnello.
Ve lo immaginate Belpietro che critica Berlusconi e chiama “cammelliere” Gheddafi su Canale 5, “Panorama” o “Il Giornale”?
Queste, direte voi, sono libertà che può permettersi solo un purosangue fuori dal coro come Vittorio Feltri. E invece, che strano, passato da “Libero” al “Giornale” di proprietà berlusconiana, sul viaggio libico del Cavaliere il direttore purosangue ammutolisce. Pubblica al massimo un poco fantasioso attacco a Sergio D’Elia, deputato radicale che osa criticare i rapporti fra il governo e Gheddafi nonostante il suo passato di terrorista. Insomma, Feltri, aggira l’ostacolo perchè nonostante i suoi proclami d’indipendenza anche per lui l’editore è l’editore.
Stai a vedere che dirigendo un quotidiano di proprietà degli Angelucci come “Libero”, Belpietro scopra l’ebbrezza di fare un giornalismo di destra capace di raccontare -da destra- anche la crisi del berlusconismo. In tal caso, nonostante i quattrini con cui viene alimentata l’impresa di Feltri, quest’ultimo rischia di vedere i sorci verdi.
Feltri-Belpietro, il minuetto
martedì, 25 agosto 2009
Si parla di: Berlusconi, Frecce tricolori, Gheddafi, Il Giornale, Libero, Libia, Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri