L’Italia di Feltri: tutti maiali, quindi zitti!

mercoledì, 2 settembre 2009

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Muoia Sansone con tutti i filistei. Silvio Berlusconi ha uno stile di vita dissoluto e incompatibile con il ruolo istituzionale che riveste? Per controbattere questo argomento prima che diventi maggioritario anche in Italia, non bastano più la censura imposta alle televisioni e l’intimorita reticenza di gran parte della stampa. Parte così un contrattacco mirante a delegittimare qualunque potere italiano fosse tentato di pensare un’alternativa: dagli industriali (De Benedetti, Agnelli, Moratti) alla Chiesa, passando per le banche.
Il messaggio propagandistico trasmesso agli italiani è molto elementare, nella sua immoralità: né in materia sessuale, né di abuso di posizione dominante, né di lealtà fiscale troverete mai chi abbia titolo di scagliare la prima pietra contro Berlusconi. Orwellianamente parlando, siamo un popolo di maiali dunque è logico che governi il più maiale.
Il fango schizzato addosso a Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico “Avvenire”, per le sue presunte e assai poco verosimili molestie di natura omosessuale; così come le accuse a Ezio Mauro, direttore di “Repubblica”, di avere effettuato parzialmente in nero un pagamento, nell’intento di chi ha iniziato a propalarle sul “Giornale” della famiglia Berlusconi intenderebbero tappare la bocca ai “moralisti”. E’ sintomatico l’uso sarcastico di questa parola, con la pretesa di trascinarci tutti sullo stesso piano di Berlusconi, se osiamo criticarlo. Nel mio piccolo, attendo anch’io fra un paio di settimane, quando ricomincerà L’Infedele televisivo, chissà quale rivelazione delle mie personali malefatte. Suppongo che i cassetti del “Giornale” siano pieni di informative e dossier.
Quanto disperata e controproducente sia tale rappresaglia pianificata da Berlusconi, che ha trovato in Vittorio Feltri, con il suo cinismo, un esecutore creativo, lo dimostra proprio l’argomento logico adoperato. Non si nega più la catena di bugie inanellate dal premier a partire dalla festa di Noemi Letizia nel maggio scorso, e dalla crisi familiare con divorzio conseguitane. Ma si pretende di sostenere che gli altri, noi tutti, siamo come lui. Ugualmente peccatori, bugiardi, ricattabili.
E’ una competizione a immedesimarci nel peggiore, quella che ci viene proposta, una volta che l’intero paese abbia derogato da quei principi morali elementari di cui si permea il senso comune contemporaneo: la politica deve servire l’interesse generale; chi mente di continuo in pubblico è inaffidabile; la sessualità va praticata con rispetto e misura; eccetera.
Nella sua cupio dissolvi Feltri faticherà a rendersene conto, ma sta fornendo col suo “Giornale” la riprova che Berlusconi non può restare ancora a lungo capo del governo italiano: provoca danni a sé e agli altri. E’ vero che lo ha votato la maggioranza degli elettori, e dunque il deterioramento della sua leadership apre una delicata questione democratica. Ma in questi giorni il silenzio imbarazzato e assai poco solidale degli altri leader di centrodestra cresciuti al riparo del suo potere, fa presagire che sia in preparazione una congiura di palazzo. Nel giro di pochi mesi, con tono desolato ma gentile e rassicurante, qualcuno suggerirà a Berlusconi di fare un passo indietro. Un qualcuno felpato, immagino, magari a lui vicinissimo ma nello stesso tempo bene inserito in Vaticano e nella finanza globale di Goldman Sachs. Avete capito benissimo, mi sto riferendo al servitore dello Stato, Gianni Letta.

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