In lutto con la Brigata Folgore

giovedì, 17 settembre 2009

Ho conosciuto nel Libano del Sud i paracadutisti della Brigata Folgore, guidata all’epoca dal generale Maurizio Fioravanti. Lì sul campo mi fecero capire come il mestiere del soldato vada molto al di là della capacità di sostenere un combattimento. Sempre in Libano, con i bersaglieri della Brigata Garibaldi, ho provato la sensazione di viaggiare a bordo di un Lince, il veicolo blindato in cui hanno trovato la morte più vigliacca, vittime di un’autobomba, sei soldati italiani oggi a Kabul.
Provo un dolore profondo. Quei parà della Folgore è come se li conoscessi. Ne ho apprezzato l’umanità, prima ancora della professionalità. E il fatto di esserci trovati a discutere con franchezza pure le nostre differenze culturali e politiche, ha accentuato un sentimento di vicinanza.
Oggi è solo la giornata del lutto. Aggiungo solo che nessuno può ipotizzare dignitosamente una “exit strategy” dall’Afghanistan fuori dal concerto delle alleanze internazionali di cui l’Italia fa parte. Ritirarsi non è di per sè un disonore, talvolta può essere un atto di saggezza. Ma solo quando l’intera coalizione degli alleati disegni un’alternativa geo-politica che al momento non si vede ancora.

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