L’Infedele: il gossip, Berlusconi e le donne

lunedì, 28 settembre 2009

Stasera alle 21,10 su La7 ha inizio l’ottava stagione televisiva dell’Infedele. E per l’esordio ci è stato sufficiente modificare di poco la copertina disegnata il 4 maggio scorso da Michele Mally: ora Berlusconi cammina su una corda da acrobata, mentre molte delle figure femminili sullo sfondo, da allora, hanno acquisito notorietà. Il 4 maggio trasmettemmo per la prima volta in televisione il documentario “Il corpo delle donne” di cui si parla ancora molto. L’autrice, Lorella Zanardo, stasera sarà tra i nostri ospiti. Insieme a lei: Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, epicentro dello scandalo sanità in cui è emerso un meccanismo di scambio sesso-affari; la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti; la deputata Michaela Biancofiore del Pdl; Alessandro Sallusti, condirettore de “Il Giornale”; la fondatrice del circolo napoletano “Silvio ci manchi”, Francesca Pascale; la corrispondente dell’Associated Press Television statunitense, Patricia Thomas.
Per introdurre il tema della serata vi propongo questo mio articolo uscito su “Repubblica”. Attendo come sempre da voi suggerimenti e opinioni che leggerò con attenzione.

IL NUOVO GALATEO SECONDO SILVIO

Il governo italiano ha stabilito che parlare in televisione del rapporto tra Silvio Berlusconi e le donne, dopo l’avvio delle pratiche di divorzio da parte di sua moglie Veronica, sarebbe di per sé un atto eversivo. Si tratta di una scelta inusitata ma obbligatoria per chi vuole perpetuare la relazione carismatica fra il premier e i cittadini, fondata su un assunto potentissimo da lui più volte ribadito: “La maggioranza degli italiani vorrebbe essere come me” (Mattino Cinque, lunedì 7 settembre 2009).
Ciascuno di noi viene chiamato a porsi una semplice domanda: ma se avessi i soldi e il potere di Berlusconi, per soddisfare i miei desideri non mi comporterei anch’io come lui?
Tale interrogativo riguarda innanzitutto gli uomini, ma esercita un influsso suggestivo anche tra le donne di ogni età. Perché se Berlusconi è convinto –a torto o a ragione- che tutti gli uomini, potendolo, farebbero come lui, la sua esperienza di vita lo induce anche a pensare che alle donne piaccia essere considerate prede da conquistare.
All’indomani della conferenza stampa congiunta dello scorso 10 settembre alla Maddalena, Luis Zapatero sentì il bisogno di precisare: “Tutti conoscono la mia opinione sull’eguaglianza fra uomo e donna, ma fra governi abbiamo buone relazioni”. Purtroppo in Italia è mancato un confronto pubblico sulla differenza d’opinioni fra Zapatero e Berlusconi riguardo all’”eguaglianza fra uomo e donna”. Ciò dipende probabilmente dal fatto che la cultura popolare del nostro paese, così come viene divulgata da decenni in televisione, provoca assuefazione e rende difficoltoso anche solo ipotizzare che esistano alternative.
Peccato, perché il lungo monologo di Berlusconi alla Maddalena sul suo rapporto con le donne costituisce un documento memorabile: non è esagerato definirlo un nuovo galateo che modernizza il celebre trattato cinquecentesco di monsignor Giovanni Della Casa.
In apertura di quella conferenza stampa, il nostro presidente del Consiglio si accalorò rispondendo a una giornalista spagnola che gli chiedeva conto del suo giudizio sul governo Zapatero, composto per metà da donne, e perciò da lui definito “troppo rosa”.
Replicando, Berlusconi disse testualmente: “Ora io sono stranoto per essere un grande ammiratore dell’altra metà del cielo e quindi immaginate come da me potessero venire delle espressioni negative nei confronti di rappresentanti dell’altra metà del cielo sedute su poltrone ministeriali”.
Il compiacimento con cui il nostro premier rivendica la sua fama di seduttore di fronte alla giornalista spagnola, subito dopo lo conduce a confidarle cosa siano per lui le donne: “Siete il regalo più bello che Dio ha dato a noi uomini”. Le donne un regalo agli uomini? In che senso? Dissipa ogni possibile equivoco la frase successiva: “Quindi come potevate pensare che il presidente italiano, la patria dei grandi amatori, la patria dei Casanova, la patria dei play boy, diciamolo chiaro, potesse dire qualcosa di negativo nei confronti di donne che fanno i ministro?”.
In effetti lo dice chiaro, autodesignandosi leader della patria dei Casanova, e per di più chiedendo un applauso per questa sua sortita. Cosa accadrebbe se Zapatero definisse la Spagna “la patria dei Don Giovanni”? Dubito che potrebbe poi rivendicare l’eguaglianza fra uomo e donna.
Più tardi è Miguel Mora, giornalista di “El Pais” a introdurre il tema della prostituzione e delle veline. Prontissimo, Berlusconi lo interrompe: “E’ invidioso, eh?”. Non mi risulta che Bill Clinton reagisse così ai giornalisti che gli chiedevano conto della sua relazione impropria con Monica Lewinsky. Il nostro viceversa insiste, convinto di trovare unanime complicità maschile: “Abbiamo molte turiste straniere che hanno prenotato le vacanze del prossimo anno”. Cosa intendeva dire? Le donne accorrerebbero in Italia richiamate dalle sue virtù amatorie?
Quando poi deve giustificare la presenza alle sue cene di numerose giovani donne convocate da Gianpaolo Tarantini, di nuovo ammicca agli uomini presenti: “Alzi la mano, tra i maschi miei colleghi, a dire che non è una cosa gradevole quello di sedersi a un tavolo e invece di trovarsi soltanto persone lontane dall’estetica se invece gli occhi si possono posare su delle presenze femminili gradevoli e simpatiche”.
Fin qui la donna come ornamento e oggetto del desiderio, proprio come nella televisione che ha plasmato a sua immagine e somiglianza. Ma dopo avere minacciato di denunciare Patrizia D’Addario per reati passibili secondo lui di 18 anni di carcere, Berlusconi viene al punto, la sua idea di conquista: “Io non ho versato un euro per avere una prestazione sessuale e allora confermo che nella mia vita io non ho mai neppure una volta dovuto dare dei soldi a qualcuno per una prestazione sessuale. Le dico anche perché. Perché da chi ama conquistare, la gioia e la soddisfazione più bella è la conquista, se tu paghi mi domando che gioia ci potrebbe essere”.
Questo uomo prossimo a compiere 73 anni ha la necessità vitale di credere, e di far credere, che delle donne più giovani di mezzo secolo lo desidererebbero per amore e non per soldi, per ricerca di lavoro, per richieste di favori. E’ la bugia più grande di tutte, quella che il Berlusconi seduttore sente il bisogno di propinare innanzitutto a se stesso. Ma è anche la bugia che ci riporta alla domanda iniziale: la maggioranza degli italiani vorrebbe essere come lui? Sarebbe cioè desiderosa di fondare sistematicamente la relazione sessuale e sentimentale fra uomo e donna sul fascino dominatore del potere?
Di certo la nostra cultura popolare è fondata su tale presupposto. Sapienti inventori della nuova lingua volgare hanno da tempo realizzato la trasposizione televisiva della cultura ereditata dall’Italia delle case chiuse degli anni Cinquanta, in cui signorine discinte, possibilmente ebeti e comunque sottomesse, si aggirano scodinzolando fra maschi attempati che si danno di gomito. Tutto ciò in allegria, magari trincerandosi dietro a una falsa idea di parodia e accusando chi non ci sta di essere bacchettone.
Sarebbe interessante verificare i guasti prodotti da tale concezione dell’erotismo non solo nella civiltà del rapporto fra generi, ma perfino nelle patologie del desiderio sessuale. Mi accontento per ora di constatare l’evidente corrrelazione di questa cultura della diseguaglianza fra uomo e donna con le penalità inflitte all’universo femminile italiano in campo sociale, professionale, politico.
Il governo ha deciso di impedire un confronto pubblico su questi temi, liquidandoli come gossip. E’ paradossale che tale “divieto di gossip” venga promulgato dal principale editore del gossip italiano. Ma dovrebbe essere ben chiaro a tutti che il retrogrado galateo di Silvio Berlusconi non ha proprio nulla a che fare con il pettegolezzo.

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