La tv e l’Italia che non cambiano mai

giovedì, 1 ottobre 2009

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.

“Perché non si ribellano?”, ci siamo chiesti molte volte a proposito delle donne degradate e ridotte a oggetto sia nei programmi quotidiani sia nei ricorrenti scandali a sfondo pecoreccio della televisione italiana. Ora il buon esempio viene da Claudia Mori, una tipa tosta che dimostrò di saper andare controcorrente fin dal 1970, quando vinse il Festival di Sanremo in coppia col marito Adriano Celentano cantando “Chi non lavora non fa l’amore”. Insomma, non è certo una vetero-femminista la signora Mori che a X Factor, su Raidue, ha mandato a stendere in diretta gli autori del programma, colpevoli di averla sfottuta trasmettendo una doppia immagine a confronto fra com’era lei da giovane e com’è oggi.
“Dietro questi gesti televisivi c’è del razzismo, una cultura di selezione delle donne che devono avere sempre vent’anni, devono passare dal chirurgo plastico, non devono avere le rughe, le labbra devono ancora esser gonfie e gli zigomi pronunciati, devi avere il sedere in un modo o vestirti in un altro”, ha spiegato Claudia Mori. “Se arrivi a sessant’anni e vuoi fare televisione devi accettare i meccanismi del gioco, se no ti faccio vedere com’eri e come sei”. Ineccepibile, e complimenti a Claudia Mori per la forza con cui ha reagito, dimostrando –lei sì- che l’energia vitale si manifesta a qualsiasi età, perché ogni età della vita è portatrice per chi sa interpretarla di diversa bellezza, sensualità, relazione con gli altri.
Saper vivere il proprio cambiamento, evitando patetici combattimenti con l’anagrafe, non è certo impresa facile. Ma trovo intollerabile che la cultura dominante di questo paese, volgare e sessista in proporzioni che mai sarebbero tollerate altrove, faccia di tutto per rendere ancora più ardua la prova che ci tocca. Esasperando un senso di inadeguatezza nelle persone che –anche volendolo- non sono più in grado di sottomettersi al modello estetico e pseudo-erotico imposto dai vari tenutari di case di tolleranza mediatiche, sempre gli stessi ormai da una trentina d’anni a questa parte.
Ispirandomi all’esempio di Claudia Mori, mi sono divertito a fare un esperimento: ho messo l’una accanto all’altra quattro fotografie di Bruno Vespa, a partire dal 1981 fino a oggi. Auguro di cuore felicità e buona salute al conduttore di “Porta a Porta” ma –miracolo!- com’è possibile che vi appaia sempre identico?
Impietoso il confronto con il sottoscritto, che pure in teoria dovrebbe avere una decina d’anni meno di Vespa (portati malissimo, sia ben chiaro). Sono davvero irriconoscibile nella fotografia risalente alla fine degli anni Ottanta, quando facevo le mie prime apparizioni televisive. E’ incuria, la mia? O non sarà semplicemente il tempo che passa? Alt. Per me quel tempo è passato. Per Vespa si direbbe di no. Chi fra noi due è il trasformista?
Ho sempre pensato che nel tentativo parossistico di fermare il tempo certi personaggi della televisione non esprimano solo il legittimo amore per se stessi, ma anche un messaggio di inautenticità che cosparge di falso il loro agire.
Claudia Mori ha fatto bene a svelare il meccanismo, che concerne in special modo le donne: o tu showgirl ti “rifai” completamente nel tentativo di assomigliare il più a lungo possibile a quella che eri; oppure devi fare buon viso a cattivo gioco quando gli autori televisivi chiamano il pubblico a ridere della tua decadenza. Eh no…

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