Ieri fu il detestato economista Francesco Giavazzi sul “Corriere della Sera” a rilevare che la Banca del Sud finirà per finanziare astuti imprenditori nordisti lesti nell’edificare finte succursali nel Mezzogiorno. Ma oggi è “Il Giornale” di Feltri in prima pagina, per la penna di Francesco Forte, a ribadire il concetto. Il titolo “La Banca del Sud, un errore da evitare” campeggia su tutta la decima pagina, a scanso d’equivoci. Aggiungeteci il carico da novanta di ieri, quando l’organo proprietario del Cav attaccò Tremonti per la sua riunione “trasversale” dell’Aspen Institute dedicata alla leadership del futuro, da costruire senza scorciatoie mediatiche, e appare chiaro come il sole che i giochi di potere sul dopo-Berlusconi sono già in pieno corso sotto gli occhi del morituro.
Tremonti vorrebbe riuscire nell’impresa acrobatica di mettere insieme il sostegno leghista e il dalemismo da socialdemocrazia subalterna. Mi spiego così il suo attacco alle privatizzazioni (mal fatte, è vero, ma inevitabili) degli anni Novanta. E ancor di più la sua dichiarata nostalgia per le banche pubbliche di una volta. Dopo aver preso a ceffoni l’intero establishment fingendosi capopopolo alla faccia della sua dichiarazione dei redditi, ora il tributarista valtellinese aspirerebbe a guidarlo in alternativa al berlusconismo declinante. Ma non ha messo nel conto l’ostilità da lui suscitata nell’ambiente del Capo, talmente forte che non mi stupirei se Tremonti venisse presto indotto -nervoso com’è- a dare le dimissioni una seconda volta in due legislature.