Scappa, Alfonso, scappa!

mercoledì, 4 novembre 2009

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Scappa finché sei in tempo, Alfonso, scappa!
Nel giugno del 2008, in questa rubrica, manifestai tutta la mia ammirazione per la carriera sfolgorante di Alfonso Signorini, divenuto intellettuale organico del berlusconismo, nonché architetto dell’estetica del regime. Confermo oggi ciò che scrissi allora: “I futuri studiosi di questo nostro periodo storico non potranno prescindere dalle raccolte di ‘Chi’ diretto da Alfonso Signorini”. E nel frattempo la centralità culturale assunta dal direttore capace di compiacere Berlusconi in ciò che ha di più caro, cioè “l’esteriorità invidiabile del benessere”, è stata ribadita autorevolmente dal semiologo Marco Belpoliti (nel saggio “Il corpo del capo”, Guanda editore) e dal politologo Massimiliano Panarari sulla rivista “Il Mulino”.
Penso che nella sua velocissima carriera Signorini si sia giovato della propria condizione di irregolare: gay dichiarato, lontano dalla politica e dalla cerchia ristretta dei soliti giornalisti in carriera, cinico quel che basta a piegare la sua formazione classica fino a monumentalizzare il kitsch, egli rifulgeva di una spudoratezza sua propria tale da distinguerlo dalla scuderia dei fedelissimi. Facendone un personaggio brillante, nella sua vena di sarcastica follia.
Per questo oggi mi permetto, non richiesto, di esprimere una preoccupazione sul futuro di Alfonso Signorini. Mi chiedo, cioè, se la vanità possa aver fatto premio sull’ironia del furetto berlusconiano, inducendolo a cadere in tentazione fino a prendere sul serio chi lo descrive come un Rasputin o un Mazarino, cioè una vera e propria eminenza grigia del potere. Mi auguro che non ci caschi. Leggo del ruolo di smistamento che Signorini ha esercitato tra le varie redazioni dei giornali di destra, una volta entrato in possesso del famoso video ricattatorio su Piero Marrazzo in compagnia dei trans. Roba che il gossiparo Fabrizio Corona, specializzato nel giocare con le sue vittime come il gatto col topo, è un dilettante. La confidenza più volte (troppe volte?) esibita da Signorini con il suo azionista-presidente del Consiglio, nell’occasione ha generato l’ormai famosa telefonata del premier a Marrazzo. Ma Signorini è troppo intelligente per non capire come in questa spectre che rimescola il gossip, le carriere personali e la politica, a lui tocchi il ruolo più esposto e pericoloso, da finirne schiacciato. Altro che Rasputin o Mazarino, altro che eminenza grigia. Il gioco si è fatto molto più grande di lui.
Suppongo che fino ad oggi Signorini possa essersi divertito moltissimo nell’accedere da estraneo fin nella stanza dei bottoni dove il potere viene plasmato sotto forma di immagine capace di suscitare un’intensa relazione con il popolo. Mi auguro ne abbia tratto anche il meritato beneficio economico, perché di rado un comunicatore è entrato in così felice sintonia con il committente di un progetto ideologico. Ma dubito che l’”irregolare” Signorini possa godere nella corte berlusconiana di un ruolo duraturo. Lì ai funzionari, usi a obbedir tacendo, si richiede infine compostezza, discrezione, spirito di sacrificio. Non ce lo vedo a gestire la ragnatela delle fortune e delle disgrazie altrui come un agente segreto. Lui ama troppo i riflettori.
Sia ben chiaro, non sto consigliando a Alfonso Signorini di tradire il suo datore di lavoro, ma solo di risparmiarci la prevedibile spirale di perdizione nella quale una letteratura fin troppo scontata destina le intelligenze che giocano col vizio. Gli auguro di potersi concedere un minimo di distacco, alla Giuliano Ferrara. Le sue giacche a quadri gli donano molto più del trucido elmetto che indossa ultimamente.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.