Scusate, chi è quello che parlava di etica?

domenica, 8 novembre 2009

Il premier britannico Gordon Brown che propone la “Tobin tax”, cioè un’imposta sugli scambi finanziari internazionali, rappresenta qualcosa di più che un sintomo di nervosismo elettorale. Il capo laburista di uno dei paesi che hanno sofferto di più della recessione internazionale, si rende conto di quanto sia fragile la presunta ripresa sbandierata ai quattro venti. Perchè? Perchè a “tirare” di nuovo è l’economia di carta, prima e più dell’economia reale.
Dubito assai che la “Tobin tax” possa rappresentare la risposta efficace a un problema ben più strutturale. Parliamoci chiaro: niente, ma proprio niente è stato modificato in termini di regole dopo il crack dell’anno scorso. Il fiume di parole sull’etica -vi ricordate? “C’è molta più moralità in un manufatto industriale che in un derivato finanziario” e altre simili amenità- si è disseccato in fretta. Dalla primavera scorsa nessuno parla più di cambiare i meccanismi della rendita finanziaria. I politici si limitano a sottolineare l’esistenza di qualche spiraglio di luce, nonostante prosegua la moria delle aziende e il calo dell’occupazione. L’unica vera ripresa è quella dei titoli azionari e di conseguenza dei profitti delle banche d’affari. Davvero pensiamo che dalla crisi si esca ricominciando con le vecchie abitudini?

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