Libertà di espressione sulla rete

martedì, 15 dicembre 2009

Ieri ho passato un bel po’ di tempo a cancellare dal mio blog messaggi d’insulti e apologia della violenza, inviati da frequentatori abituali di solito aspri ma corretti. Rientra fra i miei compiti di “padrone di casa” questo impegno, da esercitare con flessibilità e buon senso, volendo mantenere il più aperto possibile questo spazio di confronto. E naturalmente, vista la crescita dell’utenza, è non solo probabile ma quasi certo che sfuggano al mio controllo altri commenti che dovrebbero essere censurati. Vi chiedo comprensione, ma non intendo porre nuove limitazioni al nostro blog. Chi commette online dei reati contemplati dal codice penale (minacce, incitamento all’odio razziale, diffamazione, apologia di reato) deve poter essere sia censurato, sia perseguito dalla legge quando ciò si renda davvero necessario in base a criteri di gravità oggettiva.
Non dimentico di avere io stesso denunciato un redattore di “Radio Padania Libera” per avere additato nella sua furia razzista me e i rom come nemici da disprezzare e impaurire, oltretutto da una tribuna di partito. A gennaio riprenderà il processo, dopo che il Pm ha già ottenuto il rinvio a giudizio dell’imputato. Figuriamoci dunque se mi opporrei a perseguire secondo la legge chi inneggia alla violenza subita da Berlusconi su Facebook o altrove. Ma da qui a proporre l’oscuramento dei siti internet considerati estremisti (ieri un giovane del Pdl inseriva nell’elenco pure il blog di Antonio Di Pietro) ce ne corre. Il consiglio dei ministri rischia di compiere un abuso liberticida varando provvedimenti speciali contro la libertà di espressione sulla rete. Basta e avanza il codice penale. Altrimenti, applicando la stessa assurda conseguenza logica, dovrei pretendere la chiusura della radio da cui si è incitato all’odio razziale? Chi stabilisce quali sono i “siti dell’Odio” e quali invece no?

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