Storia italiana di un funerale moldavo

mercoledì, 13 gennaio 2010

Questo articolo è uscito su “Nigrizia”.
Questa è la storia di un giovane moldavo di 21 anni da poco regolarizzato in Italia grazie al provvedimento di “emersione” per colf e badanti. Vivendo tra noi senza i documenti in regola (a differenza di suo padre con cui abita), D. non torna più in visita da tre anni al suo paese dov’erano rimaste la sorella e la madre. Non può correre il rischio di essere lasciato fuori dall’Italia, dove lavora e dove si è fidanzato.
Ricordo la malinconia con cui mi raccontò, l’estate scorsa, la sua impossibilità di partecipare al matrimonio della sorella: “Da sempre sognavo di ballare alla sua festa!”.
Solo che adesso, una domenica mattina, all’improvviso, la madre di D. è morta. Naturalmente il vedovo, cioè il padre di D., si è subito imbarcato su un pullmino che in poco meno di tre giorni l’ha riportato a casa per il funerale. Ma il giovane che con tanta fatica era appena riuscito a entrare in possesso di una ricevuta della Prefettura, cui prossimamente la burocrazia farà seguire il rilascio del permesso di soggiorno, esitava: “Se parto mi lasceranno rientrare?”. Invano, il lunedì mattina, ha chiesto al commissariato di polizia di poter lasciare le sue impronte digitali. Invano ha chiesto di poter andare e tornare con la ricevuta della sanatoria. Mi ha telefonato in lacrime chiedendo aiuto. Gentili funzionari si sono dati da fare, ottenendo come risultato massimo che fosse rilasciato a D. un permesso di soggiorno provvisorio. Ma non prima del mercoledì successivo, e a condizione che D. si presentasse in Questura recando con sé un certificato di morte della madre e uno stato di famiglia in cui fosse menzionato il loro grado di parentela diretta. Questi documenti, per fax, si potevano procurare (anche se non è il massimo sollecitarli per telefono in una casa su cui s’è abbattuto un lutto improvviso). Solo che mercoledì era davvero troppo tardi: il funerale si sarebbe celebrato il giorno prima; e il viaggio è lungo, anche volendo spendere i soldi dell’aereo.
Così D. nel suo dolore s’è ritrovato a dover sciogliere un dilemma, condizionato dalla tradizione popolare del suo paese secondo cui un figlio che non partecipi alle esequie della madre –a qualunque costo- può essere tacciato d’ingratitudine. Partire senza garanzia di rientrare, nonostante la regolarità del suo status giuridico? Per lui era importantissimo vedere la salma, potersi dire cioè di avere rivisto la madre tre anni dopo, sebbene non più in vita. Tale bisogno non sarebbe stato soddisfatto da un viaggio successivo al funerale, col permesso di soggiorno provvisorio in tasca.
Per fortuna l’ha soccorso il consiglio paterno, al quale ho unito il mio: rimani. Nessun parente oserà criticarti per un’assenza causata da norme ottuse e ingiuste. Tornerai in Moldavia la primavera prossima, da straniero con i documenti in regola, per visitare con calma tua sorella e il suo sposo.
Il martedì mattina, mentre al paese seppellivano sua madre, D. e la sua ragazza sono andati a trovare in chiesa il prete ortodosso che li ha aiutati a dire una preghiera. Hanno acceso una candela. Ma cosa penserà in cuor suo D. del nostro paese?

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