La censura ha generato il suo antidoto

venerdì, 26 marzo 2010

Bisognerà studiare con attenzione, e senza enfasi, i meccanismi di trasmissione capillare che hanno trasformato “Raiperunanotte” in evento mediatico. Professionisti seri della rete azzardano perfino l’ipotesi che alla fine verrà raggiunto un numero di spettatori superiore a una normale puntata di “Annozero” su Raidue. Aspetto che me lo dimostrino, ma non mi stupirebbe. Perchè il presente dell’informazione è già caratterizzato dalla somma di mille canali diversi (tv satellitari, tv locali, internet, radio, carta stampata) che in determinate circostanze possono equivalere -addirittura superare?- i contatti della tv generalista.
Tralascio le ovvie considerazioni sulla drammatizzazione garantita all’appuntamento da coloro che lo avversavano politicamente (Berlusconi in testa, seguito dai pifferai del suo regime mediatico); e sulla partecipazione sollecitata online attraverso la richiesta di un contributo economico. Mi basta per ora constatare che la censura illiberale e anacronistica praticata in una democrazia occidentale non poteva che generare un antidoto di uguale portata: non siamo in Iran, siamo in Italia. Disponiamo di strumenti vari, non del solo Twitter. Gli astuti imbavagliatori dei talk-show giornalistici saranno lieti di sapere che hanno favorito un salto tecnologico della controinformazione. Per questo sarà utile studiarne con calma i numeri, al di là dei primi clamorosi conteggi. Per chiederci poi, in un secondo tempo, se questa lezione non possa anche modificare il nostro rapporto con gli onnipresenti politici tuttofare in tv. E ripristinare una più sana gerarchia delle notizie.
Non mi sento certo un eroe per avere partecipato alla protesta civile di ieri. Ma ho l’impressione di avere vissuto anche un momento di rottura degli equilibri dalle potenzialità molto significative.

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