Dicono che le elezioni di domani abbiano già un vincitore predestinato: la Lega. Vedremo se sarà davvero così. Decisiva in proposito è la sfida tra Mercedes Bresso e Roberto Cota in Piemonte. Dopo di che disintiguerei tra i rapporti interni al centrodestra (la proporzione del travaso di voti dal Pdl alla Lega) e l’effettiva presa del movimento di Bossi su tutta l’Italia del Nord. In attesa di fare martedì prossimo questa verifica, vorrei contestare il luogo comune secondo cui questo boom annunciato della Lega sarebbe frutto di un suo eccezionale radicamento territoriale. La Lega si è proposta dapprima come ideologia e linguaggio “altro”, oscillando tra la solennità religiosa e il carnevale. Ha costruito il partito sulla base di un principio d’autorità fondato sulla tradizione e l’obbedienza. Tutta questa conoscenza e sensibilità ai problemi minuti del territorio a me pare un’esagerazione. Semmai c’è un’attenzione ai rapporti di forza, un’ingresso felpato e ossequioso nei gangli del sottopotere locale. Ne conosceremo presto gli esiti.