Torno dalla cena pasquale e faccio i conti con quella che si profila come una sconfitta di proporzioni storiche. Perchè non solo ribadisce l’egemonia della destra, anche dopo la pessima prova di governo che ha dato, ma ne modifica puire i connotati. Facendo della Lega -decisivo lo sfondamento di Roberto Cota in Piemonte- il perno culturale intorno a cui si riorganizza il conservatorismo italiano.
La sinistra perde il modello emiliano, impoverito dal dalemismo di Vasco Errani (sopravvive invece la più aperta esperienza toscana) senza trovare nè in Puglia nè in Lazio un’alternativa interna al Partito Democratico.
Il voto avrà conseguenze sull’establishment del Nord, dal nuovo vertice delle Generali alle Fondazioni bancarie Tremonti capitalizzerà il suo nuovo ruolo. Dubito che Berlusconi ne ottenga la stabilità necessaria a realizzare presidenzialismo e giustizia addomesticata. Ci saranno nuove tensioni territoriali (vedi il partito del Sud) e fratture con la nascente Generazione Italia di Fini. Ma è evidente che tutto ciò avverrà dentro un contesto sociale saldamente egemonizzato dal pensiero di destra.