Pedofilia, vergogna e isteria collettiva

mercoledì, 7 aprile 2010

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
So bene, per esperienza personale, quale fenomeno d’isterismo collettivo susciti il solo parlare di pedofilia. Dieci anni fa il mondo politico finse di indignarsi all’unanimità perché il Tg1 da me diretto aveva trasmesso per pochi secondi –peraltro contravvenendo a un mio preciso divieto- immagini di ragazzini “in vendita” su internet. Naturalmente ogni giorno la tv trasmette scene e parole assai più traumatiche e oscene di quel catalogo fornito ai cronisti dalle forze dell’ordine. Né si può ragionevolmente sostenere che quella improvvida sequenza abbia traumatizzato anche solo un bambino seduto davanti al piccolo schermo. Tant’è: il capo del governo (Amato) dichiarò che se avesse avuto una pistola avrebbe sparato sul video; il capo dell’opposizione (Berlusconi) che bisognava dubitare della moralità di chi dirige la Rai; il capogruppo del Pds veltroniano (Mussi) precisò a Montecitorio che di fronte a un tale misfatto le scuse non bastavano.
Tutte balle. La tv, ripeto, trasmette ogni giorno ben di peggio ai bambini indifesi che la guardano. E gli stessi telegiornali raccontano vicende di sessualità morbosa e criminale non semplici da spiegare loro, quando ciò viene richiesto a noi genitori. Perché è difficile accompagnare l’incontro delle anime innocenti con l’oscurità misteriosa del male.
Ecco perché sono rimasto ipersensibile al pericolo che la repressione di una piaga criminale estesa ma complicata come la pedofilia –comprendente modalità diverse: dai rapporti diffusissimi con prostitute minorenni, alle molestie familiari, alla vera e propria violenza- si risolva in caccia alle streghe. Permangono spesso margini di dubbio nelle vicende in cui un adulto con ruolo di leadership sui minori venga accusato di abusi nei loro confronti. Che sia un insegnante, un allenatore o un sacerdote. Dopo che scrissi un articolo su don Ruggero Conti, il parroco romano indicato da Alemanno come suo referente per i problemi dell’infanzia, poi arrestato con imputazioni di pedofilia, hanno protestato con me in sua difesa dei parenti di quegli stessi bambini.
Devo pormi allora la domanda. In Germania, Austria, Stati Uniti, Italia è in corso una caccia alle streghe? Finalizzata per giunta a gettare discredito sulla Chiesa cattolica e in particolare sul suo vertice? Onestamente credo di no. Innanzitutto dovremmo chiederci perché la desiderabilità erotica di figure giovanissime, adolescenti o preadolescenti, ha assunto un tale rilievo pubblico. Esibita nelle pubblicità e perfino sulle copertine di certi giornali di moda. Dovremmo chiederci perché la compravendita dei corpi con la spersonalizzazione facilitata da internet sia entrata nella normalità degli scambi merceologici. Il desiderio sessuale, idealizzato nella virtualità, probabilmente viene dirottato su figure giovanissime, efebiche, passive più di quanto ciò avvenisse nel passato. Il marcio sta qui. Solo dopo viene la scandalosa –sì, letteralmente scandalosa- omertà di strutture gerarchiche chiuse come la Chiesa cattolica (e in passato gli eserciti, i collegi) protese a minimizzare finché è possibile le responsabilità personali dei loro affiliati negli abusi. Non c’è alcun complotto né massonico né giudaico contro Santa Madre Chiesa, fateci il piacere. C’è un ritardo culturale colpevole nell’affrontare questo scabrosa, rimossa ma diffusa pratica che trasferisce nella relazione intima l’abuso di autorità. Paragonare, infine, le denunce sui preti pedofili al pregiudizio sparso per secoli dalla Chiesa stessa sugli ebrei, significa una cosa sola: che Iddio acceca chi vuole perdere.

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