L’Infedele: Garibaldi e la disunità d’Italia

lunedì, 26 aprile 2010

Eroe dei due mondi o capo bandito? Fondatore della nazione o Che Guevara ante litteram? Nel centocinquantesimo anniversario dell’impresa dei Mille, salpati il 6 maggio 1860 da Genova verso la Sicilia con il temerario proposito di rovesciare il potere borbonico su tutta l’Italia meridionale, tra i nostri governanti oggi c’è chi considera Giuseppe Garibaldi un falso eroe da rinnegare. Fino al punto di proporre la rimozione delle statue garibaldine dalle piazze d’Italia.
Stasera su La7 alle 21,10 L’Infedele ospiterà la scrittrice Dacia Maraini che si è appena dimessa dal Comitato per il 150° dell’Unità d’Italia denunciando un clima di boicottaggio e eccessi di revisionismo antirisorgimentale. Lo stesso premier Berlusconi, del resto, ha lodato pubblicamente gli studi di Angela Pellicciari, secondo cui Garibaldi eseguì un piano ordito dalla massoneria e dalle potenze straniere che volevano distruggere il potere del Papa sulla penisola. Per questo l’Italia, anzichè federale e cattolica, sarebbe nata piemontese e centralistica, soffrendone fino alle tensioni separatiste di oggi. Perchè stupirsi se il figlio di Umberto Bossi non tiferà per la Nazionale azzurra ai mondiali? Perfino nello scontro interno alla maggioranza di destra è il tema della disunità d’Italia -vedi l’accusa a Fini di voler fondare il partito del Sud, lanciata peraltro dal fondatore del partito del Nord- a pesare come una spada di Damocle sull’attuazione del federalismo. Stasera ascolteremo sui nuovi nemici di Garibaldi la voce di un siciliano doc come Andrea Camilleri. In studio a Milano, accanto a Dacia Maraini, parteciperanno: lo storico Sergio Luzzatto; Massimo Garavaglia, senatore della Lega Nord; Daniele Marantelli, deputato varesotto del Pd, membro della Fondazione Carlo Cattaneo; il sicilianissimo Fabio Granata, deputato finiano del Pdl; Carlo Salvioni, presidente dell’Associazione amici del Museo Garibaldi di Bergamo, nota come “la città dei Mille”; Massimo De Angelis, docente di Storia all’Università Cattolica di Milano e autore di saggi critici sul Risorgimento italiano.
Mi sembra evidente l’attualità politica di questa discussione, solo in apparenza rivolta al passato. In ben altro clima fu festeggiato, nel 1961, il centenario dell’Unità d’Italia. Oggi la spaccatura tra Padania e Borbonia ipotizzata dalla copertina di Michele Mally è un’ipotesi tutt’altro che remota. Non sta accadendo qualcosa di simile anche in Belgio e nell’Est europeo, per non parlare dei Balcani? Oggi come sempre attendo il vostro contributo di domande, commenti, suggerimenti. Grazie a tutti.

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