Per Israele, che non perda la sua strada

martedì, 4 maggio 2010

In questa intervista di Anna Momigliano, pubblicata su “Il Riformista”, spiego le ragioni che mi hanno indotto a promuovere l'”Appello alla ragione” degli ebrei europei.


Per favore, non parliamo di un appello di ebrei di sinistra. Gad Lerner, che figura tra i firmatari della petizione presentata al Parlamento europeo, nonché una figura indubbiamente associata alla corrente progressista dell’ebraismo italiano, sostiene che questa volta l’iniziativa è bi-partisan, segnale di “una preoccupazione diffusa nell’ebraismo europeo.” Eppure le polemiche non sono mancate: Richard Prasquier per esempio, presidente della Crif, ossia la commissione che rappresenta le organizzazioni ebraiche francesi, ha duramente criticato la petizione, sostenendo che aiuti i nemici di Israele.

Lerner – che è tra i firmatari della primissima ora, cioè prima che si creasse l’attuale tam tam mediatico intorno al documento – aveva annunciato la sua adesione già lo scorso 23 aprile, sul suo blog gadlerner.it (ovvero “il bastardo”). Sul suo diario web il giornalista aveva anche espresso il sostegno alla creazione di un “un movimento di pressione europeo”. Contattato dal Riformista, si dice certo che i tempi siano maturi per “fermare la deriva”. Non solamente in Europa, ma anche in Israele.

Da ebreo progressista, lei vede questo appello come un appello di sinistra?

I nomi dei firmatari testimoniano che c’è una preoccupazione bi-partisan nell’ebraismo europeo. A destare preoccupazione sono soprattutto le violazioni di alcuni punti fermi, che hanno l’effetto collaterale di fare di Israele uno Stato internazionalmente isolato. Basti pensare a come si è deteriorato il rapporto con gli Stati Uniti. La situazione è pericolosa, e di questo è responsabile, anche moralmente, il blocco governativo israeliano.

Il documento auspica a una soluzione moderata al conflitto israelo-palestinese e fa riferimento al principio di “due popoli e due stati.” Tutti concetti che, almeno formalmente, il capo del governo Netanyahu ha già fatto suoi.

Questo blocco di governo si è messo in rotta di collisione con gli Stati Uniti. Ha provocato incidenti diplomatici gravi con la Turchia, che pure era l’unica nazione musulmana amica di Israele, e che tra l’altro è la seconda potenza militare della Nato. Ha accolto il vicepresidente americano Joe Biden, quando si è recato in visita in Israele, con l’annuncio di nuove costruzioni a Gerusalemme Est. In questi termini, si sta giocando la sopravvivenza di Israele come se fosse in contrapposizione con la linea di un dialogo armonico con i Paesi arabi moderati…

Il documento che lei ha sottoscritto invita a “non allinearsi in modo acritico” con Israele. Ma non c’è nessun riferimento all’Autorità palestinese, quasi non avesse le sue responsabilità nello stallo dei negoziati. Due pesi e due misure?

A noi sta a cuore la sorte di Israele. Preservare la moralità della sua esistenza, e naturalmente il suo futuro. Non mi sembra il caso di farne una questione di bilancino. Il punto è un altro.

Cioè? Qual è il vostro obiettivo?

Favorire una svolta politica in Israele. Cosa che io ritengo assolutamente possibile. In questo momento in Israele esistono tutte le energie necessarie per correggere questa deriva, che rischia di portare all’isolamento e persino al disonore. E ci sono non solo nell’intellighenzia, ma anche nella società civile e nel mondo politico.

Scorrendo le firme dell’appello, si trovano molti sostenitori in Francia, Regno Unito, Belgio e Svizzera. Di italiani ce ne sono pochi, come se lo spiega?

Non credo affatto che queste idee siano meno popolari in Italia di quanto non lo siano nel resto d’Europa. Al contrario, mi sembra che esista un consenso abbastanza diffuso all’interno della leadership dell’ebraismo italiano.

Ma così non si rischia di accrescere la distanza tra l’ebraismo della Diaspora e Israele?

Niente affatto. Del resto si tratta di un punto di vista molto radicato anche in Israele, e non solo nell’intellighenzia e tra gli israeliani particolarmente schierati.

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