Di fronte alle dimissioni di Claudio Scajola, anche se rassegnate con dichiarazioni che sfiorano il ridicolo (l’ipotesi che qualcuno gli abbia pagato due terzi del prezzo dell’appartamento a sua insaputa), infierire sarebbe superfluo. In una vicenda di privilegi e corruzione così evidente, sarebbe stato ingenuo pensare che ci potesse essere un’uscita di scena più elegante. La domanda è un’altra: di quanto deve essersi abbassato il livello di moralità della nostra classe politica se un personaggio come Claudio Scajola, già costretto a lasciare l’incarico di ministro degli Interni dopo che aveva definito “rompicoglioni” il povero Marco Biagi, era stato frettolosamente recuperato da Berlusconi già nel corso di quella medesima legislatura? Chi detiene il potere in questo paese si è abituato all’idea che anche i comportamenti più deplorevoli possano essere presto perdonati, in quanto non ci si scandalizza più di niente. Il ritiro a vita privata non viene nemmeno preso in considerazione da signori benestanti che potrebbero godersi nell’ombra il benessere economico acquisito.