Al Nord c’è uno di sinistra che vince sempre

mercoledì, 5 maggio 2010

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
La sinistra eternamente in cerca di un candidato premier che sia in grado di sbaragliare le armate nordiste di B&B (la coppia Berlusconi-Bossi), dovrebbe prendere in seria considerazione un personaggio sconosciuto alle masse perché disdegna i riflettori. Un avvocato comasco per nulla telegenico che di sicuro non gradirà neppure questa mia evocazione, opponendole l’argomento che lui preferiva frequentare la politica nei tempi andati della Prima Repubblica. Il suo pizzetto bianco, infatti, denota il superamento del settantacinquesimo anno, età nella quale perfino il Papa manda in pensione i vescovi. A mandare in pensione lui, Giuseppe Guzzetti, ci hanno già provato temibilissimi avversari. Ma, uno dopo l’altro, hanno dovuto arrendersi, facendo oltretutto buon viso a cattivo gioco.
L’ultimo in ordine di tempo si chiama Domenico Siniscalco, specialista nel tenere il piede in tre-quattro-cinque staffe (difatti è professore universitario, banchiere d’affari, presidente dell’Assogestioni, ex ministro, ex direttore generale di ministero, ex candidato governatore della Banca d’Italia, ex consigliere d’amministrazione di innumerevoli società in concorrenza fra loro). Un’inedita alleanza trasversale condita di torinesità voleva fare di Siniscalco il suo nuovo intermediario fra politica e finanza dentro Intesa Sanpaolo, nominandolo presidente del consiglio di gestione. Giuseppe Guzzetti, azionista importante della banca guidata da Bazoli e Passera, ha battuto il pugno sul tavolo, finchè alla designazione di Siniscalco è seguita la rinuncia del medesimo.
In precedenza, da presidente dell’associazione delle fondazioni bancarie italiane, Guzzetti aveva vinto un pubblico braccio di ferro col ministro Tremonti che mirava a controllarle politicamente. Quella volta fu Tremonti a dimettersi (guarda un po’, cedendo il posto a Siniscalco). Ma prima ancora era stato il potentissimo Bruno Ermolli, soprannominato “il Gianni Letta di Milano”, plenipotenziario di Berlusconi sotto la Madonnina, a cercare di prendere il posto di Guzzetti al vertice dell’istituzione che presiede ormai da tredici anni: la Fondazione Cariplo, cioè la cassaforte del no-profit lombardo che gestisce un patrimonio senza eguali in Italia, e amministra erogazioni di sostegno sociale, culturale, alla ricerca. Un centro di potere economico ambitissimo dalla destra che governa il Nord Italia, reso inespugnabile da questo schivo democristiano di sinistra a cui tutti –compresi gli illustri personaggi da lui sconfitti- riconoscono capacità di governo formidabili.
La Fondazione Cariplo è forse il cuore del potere lombardo. Fa gola a B&B da una vita. Lui ci convive, tratta, scambia, ma gli lascia toccare palla il minimo indispensabile. Più ancora dell’altro cattolico democratico cui si sente affine, il bresciano Giovanni Bazoli, ha la capacità silenziosa, Guzzetti, di dare respiro al solidarismo diffuso che altrimenti, senza di lui, avrebbe già fatto una brutta fine.
E’ un volto inaspettato dei “poteri forti”, addestratosi alla politica facendo il presidente della regione Lombardia quando ancora Formigoni portava i pantaloni corti. E infatti il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, vittima di un eccesso manovriero come tutti i democratici che vogliono imitare i leghisti, è andato a sbatterci contro facendosi male. E sfidando il ridicolo, quando si è lamentato che Siniscalco, proprio lui, sarebbe una vittima dei succitati “poteri forti”. Senza comprendere che dalle parti di Guzzetti c’è un’esperienza, una cultura, una conoscenza della società, non riducibile a mera tecnocrazia. Visti gli esiti del confronto sul campo, se proprio dovessi scegliere il candidato di sinistra per il 2013 fra Chiamparino e Guzzetti, troverei più forte il secondo. Dite che sarà troppo vecchio?

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