Per migliorare l’Italia, punire i reati contro la pubblica amministrazione, abolire i privilegi della casta, salvaguardare i conti pubblici nella bufera dell’euro, il nostro primo ministro si è dato una priorità: la legge che punisce la divulgazione degli atti processuali e delle intercettazioni telefoniche. A poco è valsa (fin qui) la protesta delle case editrici e dei giornalisti di fronte a una classe politica spudoratamente in cerca d’impunità. C’è ancora tempo una settimana prima dell’approvazione definitiva di una legge censoria che, se fosse già in vigore, avrebbe impedito che scoppiassero gli scandali del malaffare italiano.