Sciiti e sunniti, la frontiera insanguinata

domenica, 13 giugno 2010

Se è vera, come pare, la notizia pubblicata dal “Times” di Londra, secondo cui il regno dell’Arabia Saudita autorizzerebbe il passaggio degli aerei israeliani sul suo territorio in caso di attaco all’Iran, allora bisogna prendere atto di una novità storica. Il conflitto strategico del futuro in Medio Oriente non è più quello fra il “corpo estraneo” sionista e l’islam, bensì la frattura interna al mondo musulmano fra sciiti e sunniti. Trentuno anni dopo la rivoluzione degli ayatollah, il rinascente impero persiano è vissuto come una minaccia intollerabile dalla corrente maggioritaria sunnita, che da secoli si era abituato a sottomettere le consistenti minoranze sciite residenti in tutta la regione. Già gli sciiti hanno conquistato la supremazia in Iraq, e sono tornati ad affacciarsi sul Mediterraneo grazie all’influenza degli hezbollah in Libano. Molti esperti cosiderano inevitabile un conflitto fra queste due componenti. Nè basta più la comune ostilità nei confronti dell’Occidente per contenerlo. Lungi dall’essere una buona notizia, se non si conseguirà una stabilizzazione dell’intera area mediorientale questa contrapposizione potrà dar luogo a guerre pericolose per il mondo intero.

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