Zaia, la Roma e quel bicchiere di troppo

martedì, 6 luglio 2010

Temo che facendo ritorno da Roma ladrona al suo Veneto, il supermediatico Luca Zaia si sia dedicato a qualche bicchiere di troppo. L’ennesima polemica che ha scatenato oggi contro l’Unicredit -solo la settimana scorsa aveva protestato contro l’ingresso nell’azionariato di un fondo di Dubai, per timore che la “sua” Fondazione Cariverona conti meno di prima, come se una grande banca internazionale potesse permettersi di questi calcoli di bottega- denota ignoranza e prepotenza da demagogo di infimo livello. Dunque l’Unicredit dovrebbe lasciar fallire l’Italpetroli della famiglia Sensi, proprietaria fra l’altro della Roma calcio, e pazienza se gli deve centinaia di milioni di euro?
E’ senz’altro vero che intorno alla squadra della capitale si concentrano interessi variegati e trasversali, un tempo radunati con abilità nella Capitalia di Cesare Geronzi. Con l’acquisizione di Capitalia (rivelatasi un errore), Alessandro Profumo se li è ritrovati sul groppone, e non deve essere stato piacevole. Ma in teoria, se il presidente veneto avesse a cuore le sorti di una banca che opera diffusamente nella sua regione, dovrebbe essere il primo a desiderare che Unicredit agisca per recuperare i suoi crediti, evitando una grave perdita nociva per l’insieme della holding. Invece il nostro bevitore (in passato si è anche opposto ai controlli alcolici della Polstrada) preferisce la bega di campanile: basta soldi a Totti & co!
Come se un banchiere potesse decidere lì per lì di togliere soldi alla squadra per destinarli alle imprese del nord-est. Gli sfugge il concetto che quei soldi, molto semplicemente, andrebbero perduti. Meno male che l’economia del Veneto non dipende da lui: fra dazi e fesserie varie la riporterebbe al Medioevo.

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