Leggo nelle motivazioni dell’arresto del faccendiere Flavio Carboni che nel settembre dell’anno scorso si tenne con lui, Marcello Dell’Utri e alcuni magistrati una riunione a casa di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, allo scopo di mettere a punto una strategia di pressione sulla Corte Costituzionale prima che si riunisse per decidere le sorti del lodo Alfano, quello che doveva garantire l’immunità processuale al primo ministro. So che Carboni è coinvolto con Verdini nel business dell’energia eolica in Sardegna. Ma mi chiedo: che razza di mestiere fa il coordinatore del più grande partito italiano? E’ normale, secondo voi, che riunisca simili figuri per discutere della sorte delle alte cariche dello Stato? E che si incontri nell’ufficio di Gianni Letta con degli imprenditori dell’edilizia per pianificare gli appalti nell’Abruzzo terremotato?
In una intercettazione telefonica il suddetto Verdini confidava a un amico di aver rifiutato la carica di ministro dell’Ambiente perchè incompatibile con la presidenza della sua banca fiorentina. Nobile argomento per un politico che, in teoria, dovrebbe dedicarsi agli interessi della collettività. Evidentemente nel Pdl si sono convinti, grazie all’esempio del capo supremo, che il senso dello Stato in Italia debba coincidere con il senso degli affari.