A Milano serve un sindaco come Pisapia

sabato, 31 luglio 2010

Questo articolo è uscito sulle pagine milanesi di “Repubblica”.
Se intendessi candidarmi a sindaco di Milano… Non temete, è solo un’ipotesi per assurdo, ma è utile porsela visto il rapido fiorire e appassire di nomi nel centrosinistra ambrosiano, tutti rimasti nell’ombra tranne il coraggioso Giuliano Pisapia.
Se dunque fossi animato da una tale rispettabile ambizione, cercherei di programmarmi con largo anticipo. L’ideale sarebbe una legislatura di apprendistato politico-amministrativo in consiglio comunale, per instaurarvi un dialogo con la cittadinanza. Accreditandomi quindi nella pubblica competizione con i requisiti indispensabili: esperienza e dedizione.
Ma nella Milano di oggi neppure questi requisiti basterebbero. Stavolta le possibilità di ribaltare il ventennio di governo della destra a Palazzo Marino, o quanto meno di propiziarvi una fase intermedia di opposizione incisiva, dipendono anche dalla caratura politica del candidato sindaco. L’acutezza delle ingiustizie sociali patite da tante famiglie, il degrado dell’ambiente e della vivibilità urbana, la degenerazione affaristica di una parte cospicua dell’élite cittadina, rendono evidente la necessità di un’alternativa culturale netta. Cioè di un’alternativa politica, moderata, civile, ma forte.
Non è il tempo di figure nobili ma neutre, né di candidature tecniche, col rischio di apparire sbiadite. Ciò che taluni rimproverano a Giuliano Pisapia -il profilo di dirigente politico della sinistra, seppure arricchito dalla familiarità con le tradizioni migliori della borghesia milanese- a me pare esattamente il suo punto di forza. L’esperienza parlamentare di Pisapia e la sua consuetudine col mondo del lavoro dipendente, dell’associazionismo sociale, della cultura alternativa, sono in grado di incentivare una spinta di partecipazione diffusa alla campagna elettorale senza cui la partita sarebbe persa in partenza. Altrettanto importante è l’impegno preventivo assunto da Pisapia: rimanere alla guida dell’opposizione, in caso di sconfitta, perché sta accingendosi a un progetto politico di lungo periodo, non a un’opa societaria.
Direi la stessa cosa se, al posto di Pisapia, si fosse fatto avanti al momento giusto un leader politico di caratteristiche diverse, da lui anche distanti, ma altrettanto schierato da tempo contro il sistema di potere berlusconiano. Come ad esempio Bruno Tabacci. Ma non mi risulta che tra gli altri, ottimi nomi circolanti, ce ne sia uno in grado di suscitare più entusiasmo e soprattutto di raccogliere più voti di Pisapia. Né vedo chi abbia le caratteristiche necessarie per assumere il ruolo di guida politica di un nuovo schieramento.
Siamo proprio sicuri che il candidato giusto per battere la Moratti debba “rappresentare l’imprenditoria, la borghesia, le categorie professionali”, come sostiene Massimo Cacciari? Temo che sia questo un riflesso pigro, legato a una visione sociologica superata di Milano. Non fa i conti con i fallimenti e gli arricchimenti speculativi dell’establishment che galleggia nella crisi economica, incurante delle disuguaglianze e dei guasti provocati intorno a sè. Ignora la portata dei nuovi conflitti metropolitani e il bisogno di giustizia, di efficienza amministrativa, di solidarietà che cresce fra i giovani tagliati fuori. Se c’è un luogo in Italia dove necessitiamo di elaborazione critica, di un pensiero finalizzato a superare la cantilena del neo-liberismo, quel luogo è proprio Milano.
Capisco che si ponga nel Pd un problema di compensazione, determinato dall’appartenenza di Pisapia al partito di Nichi Vendola (peraltro con un ruolo da sempre autonomo e indipendente). Lo si affronti in sede nazionale. Ma non si dica che la leadership di Pisapia risulterebbe estranea al progetto di un grande partito aperto e unitario del centrosinistra.
Ben vengano altre candidature, se ci sono: le primarie serviranno a selezionarle. Ma alle 90 personalità del mondo delle professioni coordinate da Riccardo Sarfatti, quando formuleranno la loro proposta di candidatura, chiederei di utilizzare lo stesso criterio che applicherebbero nell’ambito delle proprie competenze specifiche. Stiamo parlando di un potenziale sindaco di Milano. Designerebbero mai alla guida della loro attività un personaggio illustre ma inesperto?
Nella primavera del 2011 Milano sarà teatro di uno scontro politico aspro in cui si misureranno visioni alternative della società e della democrazia. Va guidato con moderazione e fermezza, virtù che non s’inventano dall’oggi al domani. Anche Cacciari veniva additato come filosofo estremista quando ottenne la sua prima vittoria a Venezia. A Milano è più difficile, ma abbiamo di fronte una classe dirigente di destra lacerata e sommersa dalla pubblica riprovazione. Giuliano Pisapia oggi figura più di chiunque altro come la persona giusta per guidare una riscossa civica.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.