Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Ci vorrebbe un cantastorie di quelli capaci di stupirsi ancora per intonare, a spasso nelle strade di Milano, l’incredibile ballata del Triboniano.
Chi sarà il più carogna in questa vicenda di zingari infidi e politici che li braccano? C’era una volta un campo nomadi da 600 anime, poveri loro che ci abitavano e poveri tutto attorno i residenti che lo dovevano sopportare. Finalmente un leghista diventa nientemeno che ministro degli Interni. Promette fuoco e fiamme contro l’emergenza rom: un bel censimento, il Prefetto nominato commissario straordinario, e infine ben 13 milioni di euro per ripulire Milano dallo sconcio delle sue bidonville abusive.
Il Triboniano era un campo autorizzato? Lo si smantelli ugualmente, con tutti i clan malavitosi che vi impazzano! Tanto più che al posto di quelle baracche dovrà sorgere una strada per l’Expò 2015. I danée ce li ha messi il Maroni, non sono mica pochi 13 milioni di euro se ben spesi fra rimpatri, allestimento di campi attrezzati al posto delle bidonville, inserimento professionale, scolastico…e…case per le famiglie che il volontariato sociale reputa bene avviate in un percorso d’integrazione?
“Tredici milioni da spendere per i rom, stanziati dal Maroni!”. Ditelo sottovoce, per favore, che la gente se no s’incazza. Ma non era leghista, chel lì? Eh già, ma da ministro, una volta garantito sgomberi a destra e a manca, da qualche parte doveva pur progettare di sistemarle quelle persone –persone quei? sono peggio dei ratt!- oltretutto s’è capito che non sono poi così tanti, a Milano i rom per strada superano di poco i duemila.
In ottemperanza alla linea Maroni, fra uno sgombero e l’altro ( ne hanno già contati trecento, sempre della stessa marmaglia sbattuta di qui e di là), il Comune lancia il progetto più atteso: cancellare il Triboniano. Sono previsti alcuni rimpatri assistiti in Romania e, udite udite, la sistemazione provvisoria di venti famiglie (quelle dei rom sono famiglie assai numerose) in 25 alloggi facenti parte del patrimonio delle case popolari. Scelte come? Le più brutte e sgangherate, prive di requisiti abitativi, tant’è che non le si possono assegnare ai cittadini bisognosi richiedenti tramite le graduatorie pubbliche.
Nel corso dell’estate, dunque, la Milano della politica è impazzita per via di 25 appartamenti da assegnare ai rom –o meglio al volontariato sociale che gliele avrebbe fornite provvisoriamente- per liberare l’area del Triboniano.
Come facciamo a dire ai milanesi che noi, giunta di destra, diamo le case agli zingari? Ma scusa, mica possiamo eliminarli con le camere a gas! Esagerato, dobbiamo limitarci a sgomberarli dal Triboniano, e per il resto che si arrangino, quei delinquent!
Ora l’assessore ai servizi sociali, Mariolina Moioli, è giunta sull’orlo delle dimissioni perché il piano concordato col ministro Maroni viene rifiutato dal Pdl, timoroso di regalare troppi voti alla Lega. Ah, già, la primavera prossima a Milano si vota per rinnovare sindaco e consiglio comunale. Dev’essere per questo che la coraggiosa sindachessa Letizia Moratti tace sullo psicodramma in atto tra i suoi famigli.
Inutile precisare che questo comportamento dei politici –marcia indietro rispetto alla parola data, tensioni scaricate sugli assistenti sociali che gestivano lo smantellamento del Triboniano- esalta le leadership malavitose tra i rom. Vi fidavate di don Colmegna invece che dei vostri boss? Volevate mandare i bambini a scuola invece che a mendicare? Fessi che siete, qui comandiamo noi!
Non mi stupirei, di notte, in un séparé di qualche locale appartato, di sorprenderli a brindare insieme: i boss del Triboniano e i politici milanesi che urlano “sgombero, sgombero”. A fare gli imprenditori della paura si guadagna bene. Sia in voti, sia in denaro.