Cominciano a volare gli avvoltoi, come sempre quando la controparte imprenditoriale e governativa provoca fratture all’interno del movimento sindacale. Più ancora dell’attacco con fumogeni alla sede nazionale della Cisl, e più ancora della già grave aggressione di Torino al segretario Bonanni, preoccupano le azioni di Treviglio e Merate che hanno visto protagonisti non gruppetti estranei al movimento dei lavoratori, bensì militanti della Fiom Cgil. Questi ultimi, infatti, non possono essere liquidati come semplici provocatori, ma testimoniano un grado di esasperazione interna al mondo del lavoro che può causare danni irreparabili a ciò che resta del sindacalismo di base. L’unico precedente è assai lontano nel tempo: risale all’assalto della sede Uil di piazza Statuto a Torino nel 1962. Ma quell’episodio anticipava una lunga stagione di lotte operaie unitarie, mentre le violenze odierne evidenziano solo una debolezza e una prospettiva di arretramento comune.
La storia ci insegna che la Cisl è da sempre una componente essenziale del movimento sindacale italiano. Il suo pragmetismo l’ha portata in certi periodi a caratterizzarsi come sindacato moderato, in altri a prendere la testa delle lotte. Ma liquidarla come sindacato padronale è un’assurdità. E tollerare il diffondersi di comportamenti aggressivi nella base sindacale sarebbe nè più nè meno catastrofico per la Fiom Cgil.