“Fammi una lega”, ma che ridere!

martedì, 26 ottobre 2010

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Giovedì 21 ottobre scorso, al termine del consiglio comunale di Castel San Pietro Terme (Bologna), il consigliere leghista Gino Volta, un sessantenne di professione barista, ha consegnato un pacchetto al sindaco Sara Brunori del Pd. Scartato l’imballaggio, la prima cittadina di Castel San Pietro s’è ritrovata tra le mani un paio di slip su cui compariva la scritta: “Fammi una lega”.
Sara Brunori non ha trovato divertente questo omaggio e ha protestato con una dichiarazione che riporto per intero: “Qualcuno cercherà di minimizzare questo gesto come goliardico ma, come donna e come rappresentante della città e dello Stato, sono profondamente offesa da questo atto molto volgare. Quando non si hanno argomenti intelligenti si passa sempre agli insulti. Il Consiglio non è un bar, ma è il luogo del confronto civile, il cuore della democrazia, in cui i rappresentanti eletti dal popolo si confrontano e fanno scelte nell’interesse della comunità. Offendere il Consiglio e il sindaco, nel tentativo di ridicolizzarli, è un atto antidemocratico che, in questo caso, è aggravato dal carattere sessista, purtroppo molto diffuso in certi ambienti politici in cui le donne hanno spazi marginali e inesistenti. Come sindaco e come persona attendo ora scuse ufficiali e mi aspetto che i gruppi consiliari prendano le distanze da quanto è accaduto. Naturalmente valuterò eventuali azioni successive in difesa dell’onorabilità dell’istituzione che rappresento”.
La dichiarazione del sindaco, che ho voluto riportare per intero e che condivido alla lettera, è molto lunga. Temo che qualcuno la trovi troppo solenne e poco spiritosa. Ma è proprio di questo che voglio riflettere. Siamo sicuri che il linguaggio politico italiano difetti di sense of humour e rappresentare il comune sentire del popolo richieda l’infrazione dei codici del politically correct? In altri termini, siamo in presenza di una destra spiritosa e di una sinistra barbosa?
Il dilemma si ripropone sempre più spesso, che si tratti delle barzellette di Berlusconi (con o senza bestemmia) o che si tratti delle sparate bellicose di Bossi sul popolo pronto a imbracciare i fucili e sui romani che sono dei porci. Ogni volta alla battuta segue la precisazione: musoni, possibile non comprendiate la natura paradossale e scherzosa del linguaggio “da comizio”? Ecco la prova che la sinistra si è ormai distaccata dal popolo!
Un’antropologa francese, Lynda Dematteo, che ha studiato per anni il movimento leghista partecipando a numerose riunioni in provincia di Bergamo, è giunta a una singolare conclusione. L’uso sistematico della parodia e l’abuso dei paradossi da parte dei leader del Carroccio, sarebbe uno stratagemma mutuato dalla tradizione della commedia dell’arte italiana: impersonare il semplice, l’analfabeta popolano, perfino “l’idiota” che in quanto tale profferisce verità irriverenti e quindi altrimenti indicibili.
Resta il fatto che dire a una sindachessa, in sostanza, “ma fammi una sega”, manifesta al tempo stesso disprezzo e volontà di ridicolizzarla. Umiliarla con un ghigno. La risposta più appropriata, ma preclusa a una rappresentante delle istituzioni, sarebbe un ceffone.
In paesi più progrediti del nostro chi oltrepassa i limiti del reciproco rispetto viene invitato a dimettersi dai suoi stessi colleghi di partito. Pensate davvero che gli inglesi, gli americani, i francesi, i tedeschi siano più stupidi di noi, o meno spiritosi?

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.