Il vero amore delle donne lo travolgerà

martedì, 2 novembre 2010

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Un puttaniere resta sempre un puttaniere, quale che sia la rilevanza penale dei suoi comportamenti. Rivendicati in pubblico come sua personale forma di “amore per la vita” e, soprattutto, “amore per le donne”.
Cos’è l’”amore per le donne”, nell’accezione di uomini di tal fatta? E’ il mito predatorio del don Giovanni collezionista, vanitoso con gli amici e in pubblico della propria spregiudicatezza, contabilizzata nel numero di rapporti sessuali consumati o anche solo nell’apparire soltanto vezzeggiato da giovani bellezze. Le donne sono corpi da conquistare, donatrici di piacere fisico e mentale a prescindere da impegnativi legami sentimentali.
Il puttaniere preferisce negare la natura strumentale delle sue conquiste. Ricordo la perentorietà con cui Berlusconi, durante una conferenza stampa con l’imbarazzatissimo Zapatero, spiegò di non avere mai pagato una prostituta perché la vera soddisfazione consiste nel sedurre la donna tramite il proprio fascino. Da uomo di potere, in effetti, ha potuto permettersi il riparo giuridico dell’”utilizzatore finale”: spesso altri uomini in cerca di favori hanno pagato le tariffe delle prestazioni di cui ha usufruito. L’importante era riempire le sue serate di giovani attirate magari solo dal miraggio di entrare per quella via nel circuito dello spettacolo televisivo, di cui il premier è monopolista. Così, in una commistione fra usufrutto privato e costruzione di un’estetica pubblica della femminilità ridotta a velinismo semipornografico che non ha eguali al mondo, Berlusconi ha creato un sistema destinato ora a crollargli addosso. E’ circondato di prosseneti in grado di promettere alle ragazze il lavoro e il miraggio della celebrità. Purché si adeguino, ostentino disponibilità e sudditanza.
So bene che molti italiani che riconoscono in Berlusconi il leader dei conservatori, e magari provano ammirazione per il suo “stile di vita”, continueranno a manifestargli il loro consenso nonostante lo squallore che promana dalla vicenda della minorenne Karima Heyek, allevata nel sottobosco di questo showbusiness col nomignolo di Ruby Rubabaci. Ma dubito che consentirebbero volentieri alle loro figlie di frequentare il settantaquattrenne presidente del consiglio, a parte l’eccezione dei più disperati o spregiudicati (penso ai genitori di Noemi Letizia), a tal punto succubi della cultura dominante da pensare che in questa Italia una bella ragazza non possa fare carriera altrimenti.
Provo a immedesimarmi nel tormento delle figlie di Berlusconi, non credo che basti l’enorme massa di denaro a sua disposizione per comprare la stima, al di là dei sentimenti e dei vincoli naturali.
L’autunno del patriarca lo riduce a uomo impaurito, circondato da cortigiani e cortigiane che gli ricordano le troppe promesse non mantenute, da troppo tempo dedito esclusivamente a proteggersi: sento dire da imprenditori che sempre meno spesso lo incontrano per affrontare i problemi del paese che l’uomo appare distratto, disinteressato a tutto ciò che non lo riguarda personalmente. Come potrebbe essere altrimenti?
Berlusconi è giunto a considerare la giustizia come “un macigno” che opprime la democrazia, e per democrazia intende la sua libertà di agire al di fuori della legge. Cerca consolazione personale nel “bunga bunga”, confida che il suo denaro possa prolungare la finzione dell’eterno seduttore: le ragazze come metro del successo.
Ho la netta sensazione che le donne su cui ha costruito la sua fama di conquistatore, ne provocheranno la caduta.

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