La reticenza che penalizza Mara Carfagna

martedì, 23 novembre 2010

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
La carriera politica di Mara Carfagna fu determinata da un capriccio del Capo galante sulla cui inaspettata scortesia la poveretta ora rischia d’infrangersi. Ma perfino nell’annunciare un gesto nobile come le dimissioni dal ministero delle Pari Opportunità –di cui la sua biografia ha rappresentato una spettacolare contraddizione in termini- l’onorevole Carfagna subisce raffiche di sfottò volgari, a rammentarle l’esilità del suo spessore politico. Potevano esservi forse dei dubbi che dovendo scegliere fra lei e la filiera del potere spregiudicato che dal “banchiere” Denis Verdini lo lega giù fino al coordinatore campano Nicola Cosentino che la magistratura vorrebbe in prigione per associazione camorristica, e più in basso ancora al salernitano Edmondo Cirielli meglio noto come firmatario della legge salva-Previti, al dunque Berlusconi avrebbe scelto il clan dei capobastone Pdl?
Così è andata, con seguito di insinuazioni e molestie per ricordarle che anche la sua nuova popolarità ministeriale è un abbaglio dovuto al capriccio del Capo; e che non si vantasse troppo delle cinquantamila preferenze conseguite alle regionali in Campania perché quelle mica derivano da radicamento territoriale, bensì dalla sua celebrità di donna sbrigativa nel passaggio dallo spettacolo televisivo al Palazzo.
Forse la Carfagna si era illusa che Berlusconi si potesse adoperare come un taxi, dopo avere imparato da lui la disinvoltura nei cambi di look? O forse ha creduto davvero di aver cumulato in soli due anni di governo una forza politica autonoma tale da costringere Berlusconi a preferirla rispetto a quel ceffo di Cosentino?
Ora che si abbatte su di lei la malagrazia di una Mussolini, cui seguiranno di certo le attenzioni altrettanto raffinate della Santanchè, dubito che la ministra possa vivere una riscossa politica. Sindaco di Napoli? E con chi? Paladina della legalità in Campania, al fianco di Saviano? Suvvia. Leader dei finiani in rotta col berlusconismo? Troppo tardi. Sbaglierò, ma questa donna tenace e di certo non sciocca per acquisire davvero la credibilità che ancora le difetta, dovrebbe risolvere una volta per tutte il rapporto insincero che mantiene con il suo passato. Spiegarci una vicenda straordinariamente berlusconiana non nei suoi rapporti privati col Cavaliere –per carità, che restino affari loro- ma nella mentalità di una giovane donna dedita alla carriera usando con destrezza il corpo e la mente.
Da lei finora sono giunte solo battute di spirito sui calendari che piaceranno ai suoi nipoti o menzognere raccomandazioni moralistiche a non puntare tutto sul casting televisivo. Non le si richiedono né autocritiche umilianti né delazioni. Ma solo un contributo sincero all’interpretazione del meccanismo imbarazzante che la settimana scorsa ha portato l’Italia sulla copertina di “Newsweek” sotto forma di un bel paio di gambe femminili, a rappresentare la mania retrograda di Berlusconi e della sua cultura. Piuttosto che valutare gli effetti delle annunciate dimissioni della Carfagna sul disfacimento in corso del Pdl, e ben prima di chiedermi se il suo futuro sarà ancora politico, con o senza Italo Bocchino o Gianfranco Fini, mi interesserebbe sapere se l’esperienza al tempo stesso umiliante e straordinaria vissuta da questa donna segnali un cambiamento in atto. Come ministro delle Pari Opportunità, mi scusi la franchezza, somigliava a uno sberleffo berlusconiano. Ora che subisce il rigetto dell’ambiente che l’ha generata, invece, credo lei possa dare un contributo formidabile alla sconfitta culturale della misoginia. Sarebbe un bel caso di eterogenesi dei fini, da rifarci la copertina di “Newsweek”.

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