Albertini rivela la debolezza del Terzo Polo

domenica, 12 dicembre 2010

Una settimana fa commentavo una notizia rivelatasi falsa -Gabriele Albertini candidato sindaco di Milano per il terzo polo- come evento lieto per la sinistra, che se ne sarebbe avvantaggiata visto che nemmeno il richiamo di Albertini avrebbe garantito al terzo polo di arrivare al ballottaggio. Sempre terzo sarebbe rimasto, dietro a Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, anche se magari col 25% dei voti. Ora che Albertini ha detto no grazie alle profferte di Fini, Casini e Rutelli possiamo ragionare sul significato nazionale di questa sua rinuncia. A mio parere non significa tanto che il potere di richiamo di Berlusconi resta elevato: sono in troppi a guardarsi intorno e ad agitarsi pensando a quel che faranno dopo la caduta del premier, divenuto incapace di recuperare a un progetto unitario le forze centrifughe del centrodestra. No, la rinuncia di Albertini ci rivela soprattutto la natura aleatoria del cosiddetto Terzo Polo. Non ha radicamento sociale, non dispone di un retroterra tecnocratico nell’establishment sufficientemente appassionato, o potente, o comunque disponibile a rischiare in prima persona. Albertini ha detto no a Milano, così come Luca di Montezemolo dirà no su scala nazionale. Questo può prolungare di qualche tempo il governo Berlusconi ma chiarisce che l’alternativa sarà o di destra o di sinistra, non di centro.

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