Quel 60% di avversari del Cavaliere

martedì, 14 dicembre 2010

Forse che ci si può arrabbiare con Massimo Calearo perchè vota la fiducia a Berlusconi (ancora ieri pomeriggio, nel Transatlantico di Montecitorio, mi aveva preannunciato un’astensione con l’aria furba di chi vorrebbe tenere un piede non in due, ma almeno in tre staffe)? No che non si può. Come non ci si può sorprendere nè arrabbiare per il “cedimento” di un paio di deputati dell’Italia dei Valori. Semmai bisognerebbe prendersela con chi ha selezionato personalità di tal fatta, in base a calcoli d’immagine o clientelari, cioè Veltroni e Di Pietro. Ma pure questo esercizio oggi corrisponde solo a una pulsione recriminatoria. Sul terreno della spregiudicatezza politica Berlusconi resterà imbattibile perchè ha meno scrupoli e più risorse attrattive dei concorrenti.
Il risultato di oggi rende più probabili le elezioni aanticipate? Sì perchè esclude la possibilità per Napolitano di dare un incarico diverso da Berlusconi. E quest’ultimo, per quanto esitante, può essere trascinato dalla convenienza della Lega a pretendere lo scioglimento delle Camere. A quel punto un Gianfranco Fini ridimensionato nelle sue ambizioni, per spostare davvero l’ago della bilancia a danno di Berlusconi, difficilmente potrà confidare su una crescita del Terzo Polo. Dovrebbe aderire all’idea di una lista civica nazionale capitanata da un tecnico (Monti, Draghi?) cui aderisse pure il Pd, come ipotizza da qualche tempo su “Il Fatto” Marco Travaglio. Lo spiegava ieri sera all’Infedele l’ottimo Roberto D’Alimonte: c’è un 60% di elettori che non vuole più Berlusconi a capo del governo, solo che è percorso da divisioni interne troppo profonde. E’ pensabile riunire quel 60%? Temo però che ci spostiamo nel campo della fantapolitica.

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