L’Infedele e l’ultimatum di Marchionne

lunedì, 10 gennaio 2011

Stasera alle 21,10 su La7 torna L’Infedele ospitando i lavoratori torinesi della Fiat Mirafiori chiamati fra giovedì e venerdì prossimo a votare un accordo aziendale pieno di deroghe peggiorative rispetto al contratto nazionale dei metalmeccanici. Ma avranno davvero possibilità di scelta, dopo che Sergio Marchionne ha subordinato alla vittoria del Sì l’investimento di un miliardo necessario alla sopravvivenza dello stabilimento? Referendum o ultimatum?
Questi i protagonisti della nostra serata, oltre ai lavoratori di Mirafiori presenti in studio: Maurizio Landini, segretario della Fiom Cgil; Rocco Palombella, segretario della Uilm; Gabriele Albertini, oggi deputato europeo del Pdl ma a suo tempo presidente di Federmeccanica; Aris Accornero, uno dei maestri italiani della sociologia industriale, che negli anni Cinquanta, da giovane operaio Fiat, visse l’esperienza dapprima del reparto-confino e poi del licenziamento politico in quanto comunista. Ascolteremo un’intervista con Piero Fassino, candidato sindaco di Torino alle primarie del centrosinistra. Tre giornalisti mi aiuteranno nell’approfondimento: Lucia Annunziata per esaminare le divisioni provocate nella sinistra italiana dalle scelte di Marchionne; Paolo Madron (animatore del sito www.lettera43.it) per verificare i tormenti della Confindustria; e Massimo Mucchetti del “Corriere della Sera” che ha analizzato criticamente i piani industriali e il reddito di Marchionne: fra stipendio, opzioni, stock-options e titoli gratuiti l’ad Fiat ha percepito dal 2005 circa 37,5 milioni di euro all’anno. Considerando il costo del lavoro pro capite dei dipendenti Fiat nello stesso periodo, Marchionne guadagna 1037 (milletrentasette) volte il suo dipendente medio. Vi sembra giusto?
Stasera cercheremo di confrontare i guadagni di Marchionne con i risultati aziendali conseguiti dal giugno 2004 a oggi. Sei anni e mezzo da plenipotenziario, nel bene e nel male, sono un periodo di tempo sufficiente per misurare un imprenditore nel settore automobilistico. Invece l’Italia torna a dividersi ideologicamente sul nome di Marchionne: c’è chi lo esalta come uomo di progresso, lo straordinario innovatore di cui sentivamo la mancanza, l’anticipatore della futura rivoluzione liberale. E chi vede in lui solo l’artefice di una deriva autoritaria. Ma ha saputo produrre automobili competitive, conquistare nuovi mercati? Oppure è un formidabile giocatore d’azzardo che ha trovato negli Usa il denaro pubblico non più disponibile in Italia, a vantaggio dei suoi azionisti?
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