Kalispéra, la trasmissione più politica di Mediaset

mercoledì, 12 gennaio 2011

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.

Naturalmente anch’io sono stato due o tre volte in vita mia in quel bellissimo paese dell’Engadina svizzera che si chiama Sankt Moritz, frequentato da una borghesia padana benestante che sta cedendo spazio ai nuovi ricchi, specie russi e arabi.
Naturalmente anch’io detengo colpevolmente in guardaroba indumenti di cachemire e/o di altre lane morbide. Ma questo non mi impedisce di notare la straordinaria viltà d’animo con cui Alfonso Signorini, al quale va addebitata l’aggravante della cultura e dell’intelligenza che di certo non gli mancano, fornendo i suoi servigi a un uomo che guadagna fra i 100 e i 200 milioni di euro all’anno, ha pensato bene di infilzare Massimo D’Alema. Colpevole niente meno che di essersi lasciato fotografare con la famiglia a Sankt Moritz, così come d’estate in barca a vela.
Se il malcapitato fosse stato ritratto a passeggio nell’altrettanto lussuosa Cortina d’Ampezzo, che durante le vacanze natalizie pullulava di politici romani d’ogni tendenza, state pur certi che l’avrebbe passata liscia. Invece ha commesso l’errore di isolarsi dal branco dei suoi pari, scegliendo un albergo a quattro stelle in una frazione dell’Engadina e affacciandosi, per giunta, nel capoluogo mondano. Tanto bastava a confezionare la mascalzonata.
Ho assistito alla trasmissione “Kalispera” in cui non è parso vero a Signorini di invitare il principale, per gustare insieme la ghiottoneria anticipata su “Chi”. E ne sono rimasto incantato. Non certo dalla ripetitiva litania telefonica di Berlusconi sui comunisti che restano i medesimi anche quando frequentano i salotti e si ammantano di cachemire. Questa l’abbiamo già sentita troppe volte. Corrisponde al bisogno di un anziano senza fantasia che i nemici li vuole confezionati su misura per le sue proprie comodità: estremisti, minacciosi, anacronistici, a capo di una plebaglia in cui mai e poi mai s’identificherebbe il beneamato pubblico dei consumatori moderni. Noioso, insomma, il solito Berlusca contro D’Alema.
Ma il Signorini, invece! Lui, sì, da giullare esperto che ha digerito la lezione di Dario Fo, esasperandola nel grottesco, e modernizzando con l’ammicco delle scheccatine i luoghi comuni ammanniti, lui sì che faceva politica! Quando esclamava, finto untuoso, “ma lei presidente non li lascerà mica prendere il potere, questi comunisti, nevvero?”; o calibrava un’impertinenza fasulla per farsi rispondere che il presidente, pur amando le donne, mai e poi mai si sarebbe concesso a una femmina di sinistra…
“Kalispera” si rivela la più politica delle trasmissioni Mediaset, espressione di una visione della vita licenziosa e invidiosetta, ma sottomessa e conservatrice. Talmente intessuta di luoghi comuni che la maschera digrignata del D’Alema comunista le si rivela ancora funzionale. Il comunista che va a Sankt Moritz e tradisce le aspirazioni di giustizia sociale del suo popolo, corrisponde al politico di destra che tutela gli interessi padronali e dunque, a differenza del comunista, ha diritto a condividerne il privilegio. O almeno qualche briciola.
Signorini è l’epigono del tardo impero berlusconiano. Assolve magnificamente l’incarico con mimica facciale proporzionata al pelo sullo stomaco necessario. Si crogiola malinconico nella decadenza, rassegnato com’è all’impossibilità di un riscatto esistenziale.
Temo finirà a spendere il gruzzolo accumulato in luoghi meno salubri dell’Engadina.

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