Sul suo blog, Beppe Grillo mi rivolge una critica accompagnata da fotomontaggio. Riporto qui entrambi. Segue replica.
Mi ha colpito la risposta di Gad Lerner allo psiconano che enunciava le qualità di Nicole Minetti: “E questo le consente (alla Minetti, ndr) di saltare la gavetta della politica?”. In questa frase è racchiusa la differenza tra politica partecipata e politica professionale, di lungo corso, un mestiere che si impara. Tra le mille cose (un’enciclopedia giudiziaria) che avrebbe potuto ribattere a un tizio (“Quello della notte”) che si aggira tra una trasmissione e l’altra importunando i telespettatori, Lerner ha scelto la superiorità del politico rispetto al comune cittadino.
Di che gavetta sta parlando Lerner? Le regole della democrazia sono tutte saltate. Il cittadino è stato escluso da qualunque processo democratico. Deputati e senatori sono nominati, il Parlamento è un potere autoreferenziale che non rende conto a nessuno. Referendum e leggi popolari sono come le pietruzze colorate che si regalavano agli indigeni: luccicanti, ma di nessun valore. Non c’è alcuna strada se non quella di auto rappresentarsi, di entrare nelle istituzioni, farsi portavoce di altri cittadini. Se una persona mossa da spirito civile decidesse di farlo, e molte lo hanno fatto, dovrebbe forse iscriversi alla locale sezione di partito, cominciare a leccare il culo a qualche capataz, o frequentare chi “sa cos’é la politica”? Ecco… “Cos’è la politica?” se non partecipazione attiva dei cittadini, qualunque cittadino, di ogni estrazione sociale, dalla casalinga madre di tre figli all’operaio al netturbino. Perché un autista di autobus non può diventare sindaco di Milano o presidente della Commissione Lavoro? Che gavetta deve fare? La sua vita è già una gavetta. La gavetta è il nonnismo dei politici. Il Parlamento deve riempirsi di cittadini e espellere i politici di professione.
La confusione sotto il cielo della politica è grande. In vent’anni si è confusa la politica con l’informazione, con la magistratura, con l’imprenditoria che hanno fatto da supplenti a un vuoto totale. La politica è la misura di ogni cosa, da cui le altre discendono. Il cittadino è la politica, la volontà popolare è la politica, i bisogni dei cittadini tradotti in leggi semplici e chiare da altri cittadini è la politica, un’informazione pagata dai cittadini lettori e non dalle tasse e dalla pubblicità delle lobby è la politica, una giustizia che funzioni è la politica. Tutto parte dal cittadino e tutto ritorna al cittadino. Lo Stato è il cittadino e il cittadino è lo Stato.
Beppe Grillo
Caro Beppe,grazie per la bella compagnia in cui mi hai messo, anche se di solito tendo a sistemare i modesti attributi di cui dispongo lontano dai teleobiettivi. Confermo che abbiamo idee diverse su come si dovrebbe selezionare, in democrazia, la rappresentanza del popolo nelle istituzioni e quindi la cosiddetta classe dirigente che oggi viene tutta quanta nominata dall’alto (con criteri vergognosi, spesso peggiori addirittura del caso Minetti). Sì, per me ci vuole la gavetta. Se per esempio mi prendesse l’uzzolo di candidarmi sindaco in una città -figurati che me l’hanno proposto due volte, e per giunta erano grosse città!- ebbene affronterei un percorso di umile apprendistato. Perchè io di delibere, procedure amministrative e un sacco di altre faccende non ne so un’acca. Dunque prevederei cinque anni da consigliere comunale per imparare e per dimostrare che sono pronto a impegnarmi a prescindere dalla vanità del numero uno. In democrazia anche chi è squattrinato e privo di curriculum accademici deve poter assumere incarichi elettivi. Ma è meglio, molto meglio se studia e dimostra agli altri aspiranti che per quel posto si è preparato.
Questo è anche il motivo, caro Beppe, per cui saremmo dei pessimi politici sia io che te: la gavetta l’abbiamo fatta in altri campi. Certo, mi dirai che fra i politici in servizio c’è di peggio, e su questo sono d’accordo. Ma perchè imitarne i vizi?
Gad Lerner