La rivoluzione mediterranea e i nostri faraoni

sabato, 29 gennaio 2011

Ormai è chiaro, stiamo vivendo un rivolgimento storico. L’effetto domino inaugurato dalla sollevazione in Tunisia manifesta il suo effetto più clamoroso in Egitto, paese-chiave degli equilibri internazionali e epicentro dell’islam sunnita. Mi dicono che Soleiman, il capo dei servizi segreti nominato vicepresidente, sarebbe uomo di grande intelligenza. Ma non basterà a frenare una vera e propria rivoluzione, nella quale decisivo e inedito si rivelano il ruolo di internet e dell’informazione autogestita.
Anche i Fratelli Musulmani sono spiazzati e travolti da un movimento che per ora mantiene caratteristiche di laicità. Dipenderà anche dalle potenze occidentali, finora ottusamente abbarbicate ai vecchi presidenti-dittatori, se la nuova questione mediterranea non ci si rivolterà contro. Di certo il governo italiano ora dovrà smettere di vantarsi del suo accordo con Gheddafi, fonte di discredito e prossimo a trasformarsi in carta straccia. L’idea malsana dei nostri faraoni, secondo cui la democrazia andrebbe bene al massimo a casa nostra, mentre sarebbe inadatta per i nostri vicini più poveri, rischiamo di pagarla cara.

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