Silenzio, ora Bossi deve scoprire le carte

giovedì, 3 febbraio 2011

Inutile che i funzionari di basso profilo del Pdl si affannino a minimizzare la sconfitta del decreto sul federalismo municipale in Bicamerale, sostenendo che l’iter proseguirà in Parlamento ignorandone l’esito. Il silenzio di Berlusconi e Tremonti rivela la suspense in cui il Palazzo vive questo passaggio forse decisivo; salvo proteggere il Capo, se ci riuscirà, dalla richiesta di perquisizione avanzata dalla Procura di Milano.
E’ un pomeriggio di un giorno da cani per il centrodestra italiano. Mentre i suoi deputati sono chiamati a proteggere il loro leader dai suoi stessi vizi privati, Umberto Bossi è chiamato a una delle scelte più difficili della sua vita politica. E’ ormai chiaro che Berlusconi non ha la forza di garantirgli l’approvazione nei tempi richiesti -con un vero e proprio ultimatum pubblico- della riforma federalista. Peraltro il “senatur” sa benissimo che al di là del suo valore simbolico neanche il varo del federalismo potrebbe lenire il malcontento di un Nord Italia dove il reddito delle famiglie è calato di più del 4%. Già nel fine settimana, probabilmente sapremo se la Lega agirà di conseguenza ai suoi proclami, dichiarando chiusa l’esperienza di questo governo. Puntando alla maggioranza relativa nell’elettorato settentrionale. L’alternativa è solo quella di legarsi mani e piedi a Berlusconi nella disperata prova di resistenza che Berlusconi vuole tentare, abbarbicato nel Palazzo.
Post Scriptum. A quanto pare Bossi ha deciso di restare allineato a Berlusconi, rimangiandosi per l’ennesima volta gli annunci roboanti. Non sarà una scelta indolore, ne risentirà la compattezza interna del movimento leghista.

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