Con l’annuncio di ieri che Fiat E Chrysler potranno fondersi nei prossimi due o tre anni in una società avente la sua centrale operativa negli Usa, Sergio Marchionne ha confermato ciò che tutte le persone di buon senso già sapevano, e troppi in mala fede fingevano di ignorare. Peccato non lo abbia dichiarato prima del referendum sull’accordo di Mirafiori, vero? E chissà come reagiranno ora il sindacalista Bonanni, il ministro Sacconi, il governatore Cota, il sindaco Chiamparino… tutti lì proni a chiedere i sacrifici dei lavoratori perchè altrimenti dove l’andavamo a trovare un’altra multinazionale basata a Torino e disposta a investire in Italia?
Marchionne non ha più motivo di nascondere le sue intenzioni, anzi, probabilmente è ancora incerto se gli convegna davvero costruire i nuovi impianti nel nostro paese o piuttosto accelerare una dismissione d’impegno. E’ la politica italiana che si becca in faccia l’ennesimo marameo, confermando una subalternità culturale e un “tirare alla giornata” che fanno paura. Per fortuna che c’è la Marcegaglia con la sua Confindustria: ci voleva proprio la sua uscita paraleghista, per il ripristino della giornata lavorativa il 17 marzo prossimo, come ulteriore attentato ai festeggiamenti dell’Unità d’Italia.