Mi compiaccio. L’idea di un primo ministro donna dopo 150 anni sta facendo strada anche in Italia. Questo blog da un anno ipotizza il nome di Rosy Bindi come il più competitivo e autorevole nell’ambito del centrosinistra. Ieri anche Nichi Vendola, non so quanto convintamente o se solo per ragioni tattiche, lo ha proposto a capo di una coalizione alternativa. Bene, bravo. E’ assai ragionevole lavorare tutti per una leadership femminile, nell’interesse del paese. Più forzate appaiono a me (che ero presente a Sinalunga la sera di sabato scorso) le indiscrezioni sulla festa per il sessantesimo compleanno di Rosy Bindi. E’ vero che in presenza di Bersani e Franceschini, durante una chiacchierata scherzosa, Romano Prodi ha detto: “Rosy for president”. Ed è vero che ha aggiunto pure: “Potrebbe essere lei a mandare a casa Berlusconi”. Ma non si trattava certo di dichiarazioni politiche impegnative. Il clima era di grande divertimento, con Nando Dalla Chiesa che faceva l’imitazione del Cavaliere e con la proiezione di un formidabile album fotografico della festeggiata dalla più tenera infanzia a oggi, corredato di didascalie. Ce n’era una che testualmente recitava: Rosy e i suoi “papi”. Così, con le virgolette. Seguivano naturalmente le foto della Bindi con Paolo VI e con Giovanni Paolo II.