Il furbetto del bunga bunga

martedì, 1 marzo 2011

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Fare confusione. La difesa di Berlusconi dall’accusa di prostituzione minorile nel processo che si aprirà il 6 aprile 2011 contempla il massimo impegno della sua macchina propagandistica. L’obbiettivo è banalizzare come innocuo il reato di cui egli deve rispondere; e inventarsi un gran numero di corresponsabili su cui scaricare il senso di offesa suscitato dalla sua amoralità.
Guarda caso, in coincidenza con la protesta di un milione di donne italiane lo scorso 13 febbraio (“Se non ora, quando?”) è stato il dominatore del prime time Mediaset, Antonio Ricci, a incaricarsi del contrattacco. A “Striscia la notizia” un imitatore di Beppe Grillo ha cominciato a mettere in guardia le donne dal rischio di farsi strumentalizzare, con uno scrupolo davvero inedito; poi il falso Beppe Grillo si è dedicato ad apostrofare come ”americana ammuffita” la giornalista statunitense Patricia Thomas, colpevole di aver ricordato all’”Infedele” la sistematicità con cui la tv commerciale italiana offende la donna e la riduce a velina. Infine è sopraggiunta la parodia del documentario di Lorella Zanardo, “Il corpo delle donne”, il cui testo Antonio Ricci ha trasferito tal quale su immagini porno-soft riprese dalla internet-tv di “Repubblica” e mescolate con inserzioni pubblicitarie dello stesso tenore.
Lo scopo è chiaro. Mentre Berlusconi va in giro citando ogni giorno scherzosamente il “bunga bunga”, come se la faccenda lo divertisse, pretendendosi ammirato e invidiato da tutti, compresa la sinistra; e accusa i magistrati milanesi di dar credito alle testimonianze di una “pazza”, Ruby, (da lui peraltro ricoperta d’oro e di denaro) pur di attaccarlo… Ben volentieri lo asseconda il divulgatore televisivo del berlusconismo, Antonio Ricci, fino a ieri omaggiato da una sinistra ottusa e subalterna che si beveva le sue furbesche pretese di creatività e trasgressione.
Cosa vogliono dimostrare, i nostri soliti manipolatori dell’immaginario? Che le loro veline mute, sottomesse e ornamentali piazzate ogni sera in tv di contorno alla comicità delle risate finte e degli applausi comandati, sarebbero solo una raffinata satira del maschilismo imperante nel paese. E guai a voi se non l’avete capito: siete colpevoli di non essere spiritosi. La prova? “L’Espresso” per anni si è sprecato col nudo femminile in copertina (pazienza se non lo fa più da parecchio), perciò i progressisti non sono credibili. Inoltre la pubblicità stampata sui giornali, compresi quelli progressisti che attaccano la misoginia di Berlusconi, fa largo uso del corpo della donna, spesso valicando i limiti del buon gusto. Infine, il modello femminile proposto dalla tv commerciale italiana non si differenzierebbe da quello in auge dappertutto nell’occidente, dove fiorisce senza eccezione l’industria del porno. “Così fan tutti”, insomma. Tutti colpevoli e tutti innocenti. Cosa volete che sia un bunga bunga in più o in meno, ipocriti!
Per sostenere questa grande bugia, e negare l’anomalia italiana di cui il mondo intero ci rimprovera, in passato Antonio Ricci se l’era presa anche con il giornale che state leggendo. Come se l’immagine della donna promossa da “Vanity Fair”, per il fatto di ospitare pubblicità discinte e valorizzare la bellezza nelle sue fotografie, potesse venire assimilata a quella in cui si sono distinti da sempre Antonio Ricci, Emilio Fede, Lele Mora, Paolo Bonolis e compagnia. Finge di non capire, Antonio Ricci, che la libertà femminile, anche nella seduzione, è l’esatto opposto dei recinti silenziosi e dei corpi plastificati che lui rappresenta da decenni, modellati su un’Italia clerico-puttaniera ormai invecchiata di egli sarà ricordato come un cinico baluardo.

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