Due repliche di Vianello e D’Agostino

venerdì, 11 marzo 2011

Qui di seguito pubblico due repliche alla mia recente nota “Dagospia, altro che gossip!”. Come vedrete, sono molto diverse fra loro per lunghezza e tono, ma non per interesse. La prima è una gentile rettifica di Luigi Vianello (nella foto insieme a Cesare Geronzi, di cui segue i rapporti con la stampa da molti anni). La seconda è un’intemerata di Roberto D’Agostino, uscita sul suo sito. Benchè sia molto lacunoso l’elenco dei padroni che ho avuto, e benchè sia zeppo di errori l’elenco delle mie malefatte professionali… devo dire che alla fine della forsennata compilazione di D’Agostino, ci metto la firma. Niente male, se sono tutte lì le mie colpe risalenti a quaranta o a quindici anni fa insinuabili da Dagospia. Per la verità nessuno, ma proprio nessuno degli episodi a me addebitati è esatto, si tratta solo di fesserie mal riportate in uno sfogo isterico da uno smemorato. Ma ciò non di meno, ripeto, sono lieto di riscontrare che gli insulti hanno ben poco a cui aggrapparsi.

LETTERA DI LUIGI VIANELLO
Caro Lerner,
leggo sul tuo blog una tua nota che mi indica tra le fonti privilegiate di Dagospia. Ritengo che debba respingere questa affermazione che mi associa in maniera gratuita a realtà estranee al mio lavoro e ai compiti istituzionali che mi sono stati attribuiti. Del resto ci conosciamo da lungo tempo e sai bene il tipo di attività professionale che ho svolto e che svolgo.
Ti chiedo quindi di apportare le conseguenti rettifiche,anche per non confonderti -come tu correttamente intenda- con chi, in nome dei propri interessi, preferisce aprire polemiche prive di ogni fondamento.
Cordiali saluti,
Luigi Vianello

INTEMERATA DI ROBERTO D’AGOSTINO
Più portati all’ironia e al sano sberleffo in nome della ricerca della “verità” e in omaggio all’Italia “Cafonal” guidata al meglio dal Cavalier Pompetta, non avremmo immaginato mai di dover correre dietro ai tanti “pregiudizi” che, di volta in volta, sembrano accompagnare il lavoro ormai ultra decennale di Dagospia. A cominciare dal rumor che il vero proprietario del sito era l’allora onnipotente Cesarone Romiti. E altri ne seguirono, perfidi. Sempre smentiti dal tempo galantuomo (e dai fatti).
Nel suo “Abbecedario” appena edito da Adelphi, lo scrittore polacco, Czeslaw Miloz, confessa di “aver sempre avuto una tendenza ai pregiudizi spinta fino al fanatismo”. Anche se spesso i pregiudizi, aggiungeva il premio Nobel, “ci fanno risparmiare energie”. Non ci costringono, insomma, a riscontrare le ragioni dei nostri preconcetti.

Una mano anonima ha lasciato scritto sui muri di “non fidarsi di uno che non si lasci corrompere”. La citazione oggi sembra andare a fagiolo per l’ex militante di “Lotta continua”, Gad Lerner. Che di “pregiudizi”, appunto, sembra intendersi. Nel suo blog “il bastardo”, occupandosi di noi e del “caso” Bocchino, il giornalista “accessiorato” dai Poteri Marci a colpi di milioni, dichiara di conoscere, beato lui, “due soli punti fermi” tra le gole profonde del sito: i chiacchieratissimi Luigi Vianello, “abile portavoce di Geronzi”; e, soprattutto, il lobbysta Luigi Bisignani. Il resto degli informatori appartiene, bontà sua, “al milieau romano e milanese” di volta in volta interessato alle nostre “manovre”.
Che dire?
Provenendo dalla potentissima lobby giornalistica di “Lotta continua” (che non demonizziamo) e, in sovrappiù professionale, avendo avuto per padroni – come scriba di loro fiducia -, editori del calibro di Agnelli (la Stampa), Romiti (Corriere della Sera), De Benedetti (Espresso-Repubblica), Colaninno, Tronchetti Provera e Bernabè (La7) e Romano Prodi (RaiTv), forse il “purissimo” e lievissimo Gad ne sa più di noi su come funziona la ruota mediatica.
La giostra dell’informazione azionata (e unta) dai Poteri Marci. E dai loro addetti alle pubbliche relazioni. O, magari, Lerner continua a immaginare che l’intero sistema dei media funzioni come una sorta di Lc2 (Lotta continua2) di extraparlamentari settari (e omertosi).
I ribelli rossi di Adriano Sofri che, a suo tempo, attraverso le colonne del loro quotidiano comunista “rivendicarono”, in pratica, l’uccisione del commissario Luigi Calabresi. La stessa Lc2 che prima dell’esaurirsi della spinta rivoluzionaria, nell’anno di piombo 1977 assistette silente all’ammazzamento – da parte delle Brigate Rosse -, del vice direttore de “la Stampa”, Carlo Casalegno. Di cui Lerner erediterà qualche anno dopo, per meriti o grazia ricevuta?, la scrivania.
Il che, sia pure tirati per i tatuaggi nella polemica, non ci porterà mai a diffidare delle doti professionali di Lerner e della bontà delle sue fonti giornalistiche. Anche quando, insieme all’Avvocato, volò in elicottero sulle teste degli operai in sciopero per raccontarne, con migliore distacco e obiettività?, le gesta epiche.
O quando Cesare Romiti, che l’aveva assunto profumatamente al “Corriere della Sera”, lo spedì in Cina per accompagnare in un misterioso viaggio di lavoro Gianni De Michelis e la sua signora. Forse l’ex amministratore delegato della Fiat doveva scontare qualche cambialuccia (giudiziaria) con l’ex ministro socialista? E per quel Dante già in odore di tangenti quale guida migliore c’era sulla piazza se non il Gad-Beatrice. E lui ci viene a parlare di “accessori del potere”. Un po’ di pudore non guasterebbe.
“Fa impressione leggere sul Corriere della Sera (…) sul trattamento cui sarebbero stati sottoposti Bocchino e sua moglie (…) mi auguro che sia tutto inventato, ma pare improbabile”. Prego: “pare improbale”? Lo vedremo magari in un aula di tribunale se si tratta di una calunnia o meno. Ovviamento nessun accenno alla smentita di Dagospia sul presunto “ricatto”. La sensibilità rivelata dal conduttore dell'”Infedele” sui destini incrociati dei coniugi Bocchino lascia in realtà un tantino sgomento.
Non stiamo forse parlando dello stesso Lerner che dopo il ferimento del padre Carlo andò a intervistare per “Lotta continua” suo figlio Andrea Casalegno? S’impressionò anche allora l'”astuto sovversivo” di Lotta continua nel realizzare quello scoop, come oggi per i Bocchino? A ciascuno il suo milieu (e le sue liquidazioni milionarie).
POST SCRIPTUM/1
L’unica “fonte privilegiata” accreditata presso Dagospia è stato l’eccellentissimo Gatto Sardo, Francesco Cossiga. E non l’abbiamo nascosto a nessuno. E tra i tanti consigli ricevuti dallo scomparso Picconatore ce n’è uno che abbiamo cercato di seguire: mai avere a che fare con i portaborse, ma con i loro padroni.
Quanto ai “sospettati”, i soliti noti Luigi Vianello Luigi Bisignani come nel film “Casablanca”, ogni smentita sul loro ruolo in Dagospia non sarebbe presa per buona. A causa, appunto, dei soliti pregiudizi.
Sul primo, Vianello, va solo ricordato che ha svolto un ruolo istituzionale sia in Capitalia, sia in Mediobanca. E ora in Generali.
Sul secondo, Bisignani, il conduttore dell’Infedele dovrebbe chiedere ai direttori dei grandi quotidiani (e ai loro editori): da “L’Espresso” al “Corriere della Sera”, se hanno avuto mai rapporti con il noto lobbysta (piduista). E se qualcuno dei fortunati si trova su quella poltrona anche grazie al lavoro di qualche manina invisibile.
POST SCRIPTUM/2
Parlare con un piduista come Bisignani fa bene alla salute? E l’Italia che conta e che canto che ha riempito per 25 anni 25 il palco del Costanzo Show, si è mai chiesta se Ciccio Baffo era la stessa persona che scrisse, in una albergo di Milano, con l’allora direttore del Corriere della Sera, Franco Di Bella, il famigerato Piano di Rinascita Nazionale per conto del venerabile Licio Gelli? E quando si parla dell’eroe caduto sotto i colpi della mafia, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, perché nessuno aggiunge anche il numero della sua tessera di piduista?
Roberto D’Agostino

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