Un rispostino al solito D’Agostino

mercoledì, 16 marzo 2011

Tornato gongolante dalla vittoriosa trasferta nerazzurra di Monaco di Baviera, mi ritrovo di nuovo su Dagospia con perentorio invito a fornire tre risposte. Le troverete subito dopo l’arguto testo che qui di seguito vi riproduco (con la sua brava caricatura).
Gad Lerner è un uomo intelligente e un gagliardo giornalista della scuderia di Bebè Bernabè, il presidente di Telecon che possiede La7. A volte però, ammoniva Dostoevskij in “Delitto e castigo”, “per agire intelligentemente non basta l’intelligenza”.
E nella sua prima replica a Dagospia, apparsa venerdì 11 marzo sul suo blog “il bastardo”, Lerner sembra essere più affezionato al proprio furbismo professionale che alla verità (dei fatti). Già, la verità “sollecita il naso”, ma occorre cavarla fuori dal mucchio. Magari scartando pregiudizi e infamie (gratuite). E senza negare l’evidenza.
Stiamo parlando delle calunnie contro Dagospia (tirata in ballo anche l’altra sera su La7 di Bebè Bernabè) che sono state smentite, clamorosamente, dalle stesse presunte vittime della querelle (i coniugi Bocchino).
“Non c’è stato nessun ricatto da parte di Roberto D’Agostino nei miei confronti”, ha dichiarato al settimanale “Vanity Fair” Gabriella Buontempo. La moglie del portavoce (politico) del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Eppure il conduttore di casa Telecom, giudicava “improbabile” che la notizia del presunto ricatto (morale) da parte nostra non fosse vera. Includendoci, bontà sua, tra gli “astuti sovversivi”. Attività, a quanto pare, che l’appassiona sin da giovanissimo studente.
In attesa delle scuse, nella sua ultima nota “il bastardo” di casa Telecom, aveva la faccia tosta di sostenere che era “zeppo di errori l’elenco delle sue malefatte professionali” attribuitegli da Dagospia. E che, aggiungeva il peluche mediatico di Bebè Bernabè, “nessuno degli episodi a me addebitati è esatto, si tratta solo di fesserie…”. Ancora, bontà sua.
L’insistenza di Gad Lerner su una polemica offensiva (da lui provocata maldestramente) non deve sorprendere. Forse aveva ragione lo scrittore Emile Cioran. Lo scrittore rumeno sosteneva che un certo modo d'”incaponirsi è da adolescenti” oppure “un sintomo di senilità”.
Non è da bambini (viziati) dare, come ha fatto Lerner, dell'”astuto sovversivo” a Dagospia per poi lagnarsi nel vedere respinta al mittente l’infamia?
Non è da vecchietti della virgola (con gotta) l’accusare Dagospia di essere un “accessorio” dei Poteri Marci? e lamentarsi poi se la carognata gli ritorna sulla testa, come un pesante boomerang?
Di cosa si lagna Lerner con Dagospia?
Di avergli ricordato, una volta tirati per i tatuaggi, che nella compagnia degli “astuti sovversivi” lui aveva ricoperto e ha, ben pagato, un ruolo di primissimo piano? E noi, ahimè, no. E se ci siamo dimenticati il nome di Alessandro Profumo (ex Unicredit) tra i Poteri Marci suoi amici, facciamo pubblica ammenda.
Quanto alle “fesserie” dello “smemorato” Dagospia, siamo disponibili a verificare con lui se risultano al vero o meno alcune delle sue miglior “performance” giornalistiche da “astuto sovversivo”. Da noi menzionate soltanto a mo’ di polemica (e senza alcuna demonizzazione) dopo aver incassato l’accusa gratuita di “accessorio” dei Poteri Marci:
1) E’ vera o no, l’intervista per “Lotta continua”, in coppia con Andrea Marcenaro, al figlio del vice direttore de La Stampa, Andrea Casalegno, dopo il ferimento del padre?
A proposito di quell’intervista, Andrea Casalegno ha raccontato ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera: “A noi di Lotta continua quel rapimento non era dispiaciuto (Macchiarini, 1972)… Però quello era il primo passo nella logica che li ha portati a sparare in faccia a mio padre….”
2) C’è stato o meno, il resoconto del viaggio in elicottero di Gad “verso il Monviso”, ospite dell’Avvocato, ai tempi della sua vice direzione de “la Stampa” -, in occasione di una manifestazione sindacale?
E falso il suo paginone, sempre su “La Stampa” (26 agosto 1997), al momento dello “storico” trasloco di Gianni Agnelli nei nuovi uffici del Lingotto? Già, il solito milieu torinese…
3) E’ frutto della nostra fantasia la serie di articoli pubblicati nel 1996 sul Corrierone (editore Cesare Romiti) in occasione del viaggio in Cina con Gianni De Michelis (ex Psi) e signora? Una trasferta, programmata ai piani alti di via Solferino, in cui Lerner poté raccogliere dalla bocca dell’ex ministro (inquisito) anche questa battuta (forte): “Tangentopoli fu fatta dai ladri contro gli onesti”.
Il solito milieu romano-veneto…
E sul perché di quell’interesse del Corrierone per la Cina di De Michelis, finito fuori gioco per effetto di Mani pulite, sicuramente Cesare Romiti e Gianni De Michelis non parlerebbero di “fesserie”…. Come fa ora Gaddinoi, l'”accessorio”-peluche più amato da Bebè Bernabè.
Già, spirito ribelle in gioventù, oggi Gad sembra navigare ondeggiante come un truciolo alla deriva nel mare limaccioso dei Poteri Marci. Diceva Karl Kraus: “La verità è un servitore maldestro che rompe i piatti quando fa le pulizie”. Ed è l’unico mestiere che cerchiamo di fare a Dagospia.

RISPOSTE DI GAD LERNER
1) E’ vera e me ne vanto.
2) Il viaggio in elicottero con Agnelli raccontato su “La Stampa” non aveva nulla a che fare con una manifestazione sindacale, bensì riguardava il raduno secessionista della Lega nel 1996. Un buon servizio giornalistico, lo rifarei. Meno interessante ma pur sempre significativa la testimonianza di Agnelli che faceva ritorno al Lingotto.
3) Col mio racconto di Gianni De Michelis e consorte in Cina, pubblicato su “La Stampa” e non sul “Corriere della Sera”, il buon Cesare Romiti non c’entra un fico secco. Interessava me vedere la Cina con le entrature e la mentalità di un ex ministro degli esteri riciclatosi rappresentante d’affari per diverse aziende italiane.

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