L’Infedele: Mare Nostro, guerra e rivoluzione

lunedì, 21 marzo 2011

Stasera su La7 alle 21,10 L’Infedele ospiterà Emma Bonino, vicepresidente del Senato, una dei non molti politici che si opposero alla ratifica parlamentare del Trattato d’amicizia italo-libico oggi andato in frantumi. La Bonino seguì per l’Unione Europea l’emergenza umanitaria in Kossovo e per alcuni anni si è successivamente trasferita al Cairo, studiando l’arabo e instaurando relazioni con gli esponenti liberali della regione oggi al centro della cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”. Di fronte a lei, per analizzare in diretta gli sviluppi dell’azione militare in Libia, due esponenti della maggioranza rappresentativi però di posizioni diverse: il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica (Pdl); e il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega). Ma come sempre all’Infedele daremo spazio ai diretti protagonisti della sollevazione contro i tiranni del Nordafrica e del Levante: tornano gli amici libici, fra cui Majsun Mohamed e Farid Adly; e tunisini come Ouejdane Mejri. Un particolare contributo mi attendo da Imma Vitelli di “Vanity Fair”, forse l’unica giornalista italiana a conoscere bene l’arabo, inviata di guerra e da molti anni residente in Medio Oriente; e dal professore libico Karim Mezran, collaboratore di “Limes”. Con Renata Pisu di “Repubblica” faremo il punto sulla catastrofe nucleare giapponese. Mentre nell’ultima parte della trasmissione ci occuperemo con la Bonino e un gruppo di giornaliste del “Manifesto per l’utilizzo responsabile dell’immagine femminile” sottoscritto oggi a Milano da alcune importanti aziende su iniziativa dell’associazione “Pari e dispare”.
E’ quasi inutile ricordare qui i dilemmi che affronteremo con gli ospiti stasera. L’Infedele ha creduto fortemente nella portata storica dei rivolgimenti a spinta giovanile che dal dicembre scorso stanno trasformando la sponda sud del Mediterraneo. L’intervento occidentale li aiuterà davvero nella lotta che autonomamente (ecco una bella differenza rispetto all’invasione dell’Iraq!) questi giovani avevano intrapreso per la libertà? E l’Italia che fino a pochi mesi fa baciava la mano al tiranno Gheddafi, potrà repentinamente modificare la sua posizione senza subirne un danno strategico?
Attendo i vostri contributi sotto forma di domande, commenti e suggerimenti.

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