La Camera dei deputati ha stabilito che un “eletto dal popolo” non possa essere sottoposto al giudizio della magistratura. Neppure per reati commessi prima di essere eletto. Neppure per reati economici inerenti la sua attività privata. Neppure per reati comuni come il favoreggiamento della prostituzione minorile.
Ma non basta. La Camera dei deputati ha votato altresì il sacrificio della buona reputazione personale in omaggio al primato della convenienza politica. Non importa che il Capo mi rappresenti con dignità purchè tuteli i miei interessi. Tutto ciò appare oggi formalizzato di fronte al paese, e ha ragione Alberto Asor Rosa quando rileva i problemi che ne derivano a tutti i pubblici tutori della legge. Non solo i magistrati. Anche i carabinieri, le altre forze di polizia, i militari sono chiamati a porsi domande sul senso del proprio lavoro: garantire l’osservanza delle norme da parte di tutti i cittadini? Ma proprio tutti?