Strauss-Kahn: fine dell’impunità del potente

martedì, 17 maggio 2011

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Fioriscano pure le solite teorie del complotto teso dagli avversari politici. Non mancherà chi intraveda l’ombra di un rivale per l’Eliseo, o di un banchiere insofferente alle nuove regole della finanza mondiale, che avrebbero gettato un’”esca” nella persona dell’esperta cameriera trentaduenne del Sofitel di New York, ben conoscendo le debolezze del loro bersaglio Dsk…
Ma intanto la novità positiva è che nel nostro mondo contemporaneo quelle “debolezze” cominciano a essere chiamate con un altro nome, in assenza di consenso fra partner: comportamenti criminali.
Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale che viene prelevato dalla prima classe di un velivolo Air France in procinto di decollo per Parigi, e rinchiuso in una cella di sicurezza sulla base della testimonianza di una donna socialmente molto più debole di lui, è un simbolo forte di uguaglianza nel diritto. Ciò che è stato naturale avvenisse negli Stati Uniti, in Italia avrebbe tirato addosso ai giudici chissà quale raffica d’improperi e insinuazioni. L’ovvia precisazione secondo cui Dominique Strauss-Kahn gode d’immunità diplomatica solo per gli atti relativi alle sue funzioni, di recente non era bastata al Parlamento italiano quando si trattava di opporre conflitto d’attribuzione ai giudici che indagano Silvio Berlusconi per favoreggiamento della prostituzione giovanile.
Ma non è il tema dell’uguaglianza nel diritto e dell’immunità/impunità a colpire soprattutto nello scandalo di Manhattan. Esso ci segnala un cambiamento più profondo in atto nella relazione fra sesso e potere. Ciascuno di noi, nella propria esperienza, sa bene come fra le varie componenti della sessualità vi sia anche il gioco di ruoli, e dunque di potere. Dominio/sottomissione, sedurre/respingere, negarsi/concedersi, controllo/abbandono, sono alcuni dei binomi attraverso cui ogni coppia sperimenta la propria intimità. Che gli uomini di potere siano in grado di avvalersi, nella ricerca e nel corteggiamento, di argomenti persuasivi impropri ma efficaci, lo sappiamo tutti benissimo. Ciò li ha spesso indotti a prendersi quel che sembrava loro a portata di mano, dando per scontato che anche la/il partner occasionale ne avrebbe tratto gratificazione. E altrimenti, chi se ne importa.
A venir meno oggi è la falsa convenzione culturale secondo cui la donna si negherebbe solo per decoro, mentre il suo corpo richiama subdolamente il desiderio maschile. E’ l’argomento principe della difesa in ogni processo per stupro: vostro onore, la qui presente fingeva di non starci, ma in realtà ci stava…
L’uomo di potere, è questa la novità, ha l’obbligo supplementare di farsi scrupolo, nelle relazioni occasionali, dell’effettiva reciprocità della scelta. Onori ed oneri: detenere una posizione vantaggiosa implica un supplemento di responsabilità.
Può anche darsi che siano esagerate le regole del Fondo Monetario Internazionale per cui Dominique Strauss-Kahn fu già perseguito, in seguito a una relazione con l’economista ungherese Piroska Nagy, coniugata ma soprattutto a lui gerarchicamente sottoposta. Figuriamoci, anche qui, se regole simili fossero applicate negli uffici italiani!
Chiunque creda nel valore della libertà sessuale, che necessita sempre di parità nella scelta e di reciprocità nella manifestazione dei desideri, può solo rallegrarsi per l’influsso dissuasivo che eserciterà il fattaccio del Sofitel newyorkese. Dominique Strauss-Kahn non sarà d’accordo, ma con la fine della sua carriera politica sta dando un contributo involontario al miglioramento del mondo.

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