Quelli che ridevano delle primarie

sabato, 4 giugno 2011

Onore al mio amico Arturo Parisi che in questi giorni si toglie più d’una soddisfazione, nonostante l’isolamento in cui lo ha malamente ridotto il gruppo dirigente del partito di cui fu l’ideatore, il Pd. Come egli stesso nota sul “Corriere della Sera” di oggi, le primarie sono uno strumento di democrazia che -quando lo prometti ai cittadini- poi è difficile rimettere nel cassetto delle buone intenzioni virtuali. Desolati di fronte all’inglorioso epilogo della leadership carismatica berlusconiana, a destra propongono ora quel che deridevano ieri: le primarie per scegliere il candidato premier e i coordinatori regionali del Pdl. Berlusconi finge di assecondarli ma teme che una consultazione sia pure parzialmente democratica possa spaccare in mille pezzi un partito da lui concepito come mero strumento personale. Per questo si è inventato il comico pericolo d’infiltrazioni: masse di comunisti in incognito che si recherebbero ai gazebo del Pdl per votare in odio alla sua persona. Mette le mani avanti, il Cav…
Ma è altrettanto bello notare come, mentre la destra viene costretta a fare i conti con lo strumento delle primarie, chi sul versante opposto lo subiva malvolentieri deve ora riconoscerlo come fattore essenziale del successo conseguito. Ci sono dirigenti del Pd, lo sappiamo tutti, che amano le primarie come un cucchiaio di olio di ricino. Ma pure loro ormai sono costretti ad ammettere che il rinnovamento della politica e la maggior competitività del centrosinistra passano attraverso quell’importazione dall’apparenza dilettantesca, di cui Arturo Parisi può andare giustamente orgoglioso.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.