Il Pd e il tabù della patrimoniale

domenica, 14 agosto 2011

Delude e fa pensare che neanche fra i sette punti della contromanovra illustrata da Pierluigi Bersani a nome del Partito democratico, compaia una vera tassa patrimoniale. E’ vero che al primo punto si prevede il supplemento d’imposta del 10% sui capitali “ripuliti” grazie allo scuso fiscale. Ma a parte il fatto che tale provvedimento è di dubbia costituzionalità, non sfugge la sua natura simbolica e parziale. A chi vive di rendita in questo paese non è stato chiesto alcun supplemento di sacrifici, se si esclude la parificazione del prelievo sui profitti finanziari alle correnti aliquote europee. Nessuna tassa sulla casa (e qui ammettiamo pure che sarebbe dolorosa annche per molte famiglie non abbienti); ma soprattutto nessuna tassa sui patrimoni. Conosco molte persone ben più ricche di me che scampano il “contributo di solidarietà” varato dal governo perchè i loro beni non compaiono nella dichiarazione dei redditi.
Trovo che questa reticenza del Pd sia un errore politico e culturale. Manifesta l’impreparazione a fronteggiare un ciclo di crisi capitalistica in cui stare dalla parte dei ceti sociali svantaggiati, la maggioranza dei cittadini, implicherà un distacco netto dal “pensiero unico” della finanza internazionale.

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